Una denuncia anonima, un anno di messaggini hot e frasi equivoche che fanno intuire un abuso di potere: così il sindaco Pd di Mantova, Mattia Palazzi, 39 anni, è finito al centro di un’inchiesta per concussione con risvolti a luci rosse. Cui si aggiungono nuove indiscrezioni che lo vedono protagonista di un giro di mazzette. Lui si dice a posto con la coscienza, ma intanto, riporta Il Fatto Quotidiano, i pm lo hanno accusato di tentata concussione continuata.
Ma cosa è successo?
I fatti
Secondo gli inquirenti, per un anno esatto, dal novembre 2016 al novembre 2017, Palazzi avrebbe inviato messaggi hot alla vicepresidente di un’associazione culturale mantovana. Ma non solo: in base al testo di alcuni sms, il sospetto è che il sindaco abbia chiesto favori di tipo sessuale in cambio di contributi. Ecco perché, spiega La Gazzetta di Mantova, anche in assenza di passaggi di denaro, per i pm la concussione è stata tentata. A ciò si aggiunge un episodio durante il quale la donna fu palpeggiata dal sindaco in presenza della presidente dell’associazione. E visto che la vittima nega di aver sporto denuncia, l’accusa potrebbe aver preso piede proprio da quell’evento.
I messaggi hot
In totale sarebbero una sessantina gli sms e messaggi Whatsapp considerati "fonti di prova". Tra i più espliciti, racconta Repubblica, c’è quello che Palazzi ha scritto più di frequente: "Beviamo un caffè indiscreto?". Oppure: “Staresti bene messa a … sei una birichina” e “Vieni qui che ti…”. Poi il più pericoloso: "Stai alle regole, qui decido io".
Tre ore di interrogatorio e la conferma dell’accusa
Per il sindaco quei messaggi rappresentano “una questione privata e non toccano la sfera pubblica”. Ma gli inquirenti non la pensano così. Martedì lo hanno interrogato per tre ore, al termine delle quali Palazzi ha ribadito ai giornalisti quella che è la sua posizione, aggiungendo poco altro: "Non ho nulla da dire, parla il mio avvocato. Rispetto il lavoro della magistratura. Adesso devo concentrarmi sulla difesa per dimostrare che il sindaco di Mantova è una persona assolutamente onesta e trasparente”. E poi sui social scrive: “Sto vivendo un incubo, la mia vita è distrutta per una cosa che non ho fatto. Voi sapete di che pasta sono…”.
Spunta un’altra testimone
Intanto lo scandalo si è allargato con una nuova testimone: secondo quanto riporta Il Fatto, nei giorni scorsi in gran segreto la Procura avrebbe ascoltato per oltre 4 ore, come testimone, una donna, un'altra appartenente a un'associazione culturale mantovana, che aveva denunciato su Facebook "le ombre che stanno dietro i fondi dati alle associazioni", parlando anche di voto di scambio, "ma su questo capitolo il sindaco non risulta indagato", riporta il quotidiano. Una bomba a orologeria, dunque, che rischia di scoppiare e fare luce su due milioni di euro gestiti dal 2016, quando Mantova è stata eletta capitale della cultura.