La sensazione che si prova assistendo al via vai negli uffici della Procura di Busto Arsizio è che l'indagine 'Piazza pulita', che ha annientato la giunta del Comune di Legnano, sia in pieno corso. Nuovi testimoni e la lettura approfondita dei brogliacci, che contengono intercettazioni di importanti politici di Lega e Forza Italia, alimentano l'inchiesta nel giorno in cui i tre arrestati si sono presentati davanti al gip Piera Bossi per gli interrogatori di garanzia.
Sia l'ex sindaco leghista Gianbattista Fratus che il suo vice, Maurizio Cozzi, hanno rivendicato la legittimità degli incarichi conferiti nelle partecipate del Comune sostenendo di avere pensato al bene della città che amministravano. L'ex assessore Chiara Lazzarini ha invece scelto la strada del silenzio. Stretta al braccio del suo legale, Enrico De Castiglioni, la donna è apparsa molto provata. Il difensore ha spiegato che la sua assistita "non è in condizioni psicofisiche per reggere un interrogatorio in questo momento".
Fratus si è difeso affermando che le nomine del nuovo dirigente comunale e del direttore generale alla municipalizzata Amga non erano pubbliche, ma soggette a una certa discrezionalità. L'unico dei tre finito in carcere, Cozzi, si è sfogato col suo legale: "Ho agito per il bene pubblico, perché sono qui dentro?".
Il suo difensore, Giacomo Cozzi (solo un'omonimia, ndr) ha riferito che il suo assistito si è difeso sostenendo di non avere agito né per sè, né per parenti e amici e nemmeno per il suo partito, Forza Italia. "Il tema di questa indagine è molto delicato - argomenta l'avvocato - io ho il problema di mettere in posizioni apicali figure adeguate, per cui vado a cercare prima qualcuno che sono sicuro lo sia. Detto questo: verificare se c'è qualcuno disponibile prima a partecipare alla procedura, sceglierlo prima e poi fare la gara è reato o non lo è? Questo lo decideranno i magistrati con l'aiuto anche nostro".
E sottolinea che, nel caso della nomina del nuovo direttore generale della municipalizzata Amga, Cozzi, riferendosi a un possibile candidato del Pd, dice in un'intercettazione: "Che c'entra se uno è del Pd o non è del Pd. Se uno è capace...". Un'affermazione che il difensore definisce "tanta roba per un politico" perché dimostrerebbe la limpidezza dell'operato dell'ex vicesindaco "che voleva uno bravo", a prescindere dalla sua militanza.
La difesa del sindaco, che ha presentato una memoria, e quella del suo vice hanno chiesto la revoca della misura cautelare. Nessuna istanza è stata invece sollecitata dall'avvocato di Lazzarini. Intanto, dai brogliacci delle conversazioni registrate dagli inquirenti emergerebbe quello che viene definito in ambienti investigativi un "un gran fermento" nei giorni delle dimissioni dei consiglieri per 'salvare' Fratus.
Gli inquirenti vogliono capire se le conversazioni possano essere ritenute espressioni solo di una normale dialettica oppure contengano spunti per ipotizzare dei reati. Dopo le dimissioni dei consiglieri, il sindaco Gianbattista Fratus aveva chiesto l'intervento del difensore Civico Regionale Carlo Lio, il quale aveva nominato un "commissario ad acta" che, surrogando il primo consigliere dimissionario, aveva dato la possibilità alla giunta di riunirsi in consiglio e poter continuare a lavorare.
Per impedirlo il "Comitato Legalità Legnano", costituito da alcuni consiglieri dimissionari, aveva presentato ricorso al Tar. Il Tribunale Regionale, non concedendo la sospensiva per il successivo consiglio comunale, aveva rinviato la decisione definitiva al prossimo 5 giugno. Poi sono arrivati gli arresti e il commissariamento seguito dalla sospensione degli arrestati dalle rispettive cariche deciso dal Prefetto di Milano. Ora su quella stagione di incertezza si stanno concentrando le attenzioni del pm Nadia Calcaterra davanti alla quale si sono presentati negli ultimi giorni due testimoni per rendere spontanee dichiarazioni.