Se un cliente della Planio, società di software per la gestione di progetti, chiama il venerdì mattina in ufficio risponde la segreteria telefonica, un messaggio spiegherà che per lavorare meglio la Planio ha deciso di lavorare meno. Non è una scelta così rivoluzionaria come si potrebbe pensare, quella del fondatore Jan Schulz-Hofen, in realtà è esattamente in quella direzione che si sta muovendo il mondo del lavoro a livello mondiale. “È molto più sano e facciamo un lavoro migliore”, dice Schulz-Hofen. E non è una scelta arrivata da un giorno all’altro, anzi, tutt’altro.
Il primo a testare la settimana cortissima è stato proprio lui e i risultati gli sono balzati immediatamente agli occhi. “Non ho fatto meno lavoro in quattro giorni che in cinque perché in cinque giorni pensi di avere più tempo, impieghi più tempo per sbrigare le pratiche, ti permetti di avere più interruzioni, il caffè è un po' più lungo, così come una chiacchiera con i colleghi. Mentre lavoravo invece, ho realizzato che avendo a disposizione solo quattro giorni, dovevo essere più veloce, più concentrato, se poi volevo avere il mio venerdì libero”.
Allora via al dialogo con i suoi dipendenti, con i quali si è giunti a conclusione che non sarebbe cambiato nulla lavorare cinque giorni ma meno ore, e nemmeno concedere più flessibilità agli orari, che avrebbe creato inutili seccature amministrative. Meglio lavorare quattro giorni, sodo, bene, e poi dedicare il resto del proprio tempo a divertirsi, rilassarsi, certo, ma anche, ovviamente, alla famiglia e anche, perché no, ad aggiornarsi rispetto alle nuove tecnologie, in modo tale da poterle dominare, e non il contrario.
Esperimenti in corso
In Nuova Zelanda la compagnia assicurativa Perpetual Guardian sta testando la settimana di 32 ore da circa un anno e i risultati sono stupefacenti: personale molto meno stressato e molto più efficiente. In Giappone si sta provando invece a concedere il lunedì mattina libero ai lavoratori ma a quanto pare non sortisce nei dipendenti lo stesso effetto.
Scrive Reuters: “Il Trades Union Congress (TUC) della Gran Bretagna sta spingendo affinché l'intero paese passi a una settimana di quattro giorni entro la fine del secolo, una spinta sostenuta dal partito laburista dell'opposizione”. “Le aziende che lo hanno già provato affermano che è meglio per la produttività e il benessere del personale ", ha dichiarato Kate Bell, responsabile economico della TUC. Lucie Greene, esperta di tendenze presso la società di consulenza J. Walter Thompson, le fa eco: “Le persone stanno iniziando a rendersi conto che i problemi di salute mentale sono costantemente connessi al lavoro”.
Un processo che sarà lungo, è evidente, se si considera che ancora oggi, secondo un recente sondaggio indetto dalla società di sviluppo esecutivo Future Workplace, su 3000 intervistati in molti sono costretti agli straordinari; ma tutti sono convintissimi di poter svolgere il proprio lavoro con un giorno in meno a disposizione. “Hai sempre la tecnologia a portata di mano, lavori sempre - ha detto Dan Schawbel, direttore di Future Workplace - la gente si sta bruciando”.
Nel 2013, come ricorda Panorama, fu stilata dall’Ocse una classifica del rapporto tra orario di lavoro e retribuzione e medaglia d’oro risultò essere l’Olanda, che già da tempo ha adottato la settimana cortissima: 29 ore alla settimana e uno stipendio alto, attorno ai 35 mila euro annui, seguita da Danimarca e Norvegia. L’Italia in quella classifica occupava il decimo posto, non male, considerato che, a differenza degli altri paesi, i lavoratori italiani godono di una settimana in più di ferie. Più che altro da noi il tema della settimana cortissima si è affrontato per quanto riguarda due categorie in particolare: gli studenti, chiedendosi se non fosse salutare, come accade in altre parti del mondo, tipo in Francia, poter concedere loro meno ore tra i banchi. E i politici, che, come ricorda Il Fatto Quotidiano, già da tempo il giovedì pomeriggio concludono i lavori.