Una relazione extra-matrimoniale e un figlio di pochi mesi sottoposto alla prova del Dna: non ci sarebbe nulla di nuovo se non fosse che lei, la mamma del bimbo, ha 35 anni, mentre l’amante e, forse, papà del neonato ne ha 14.
E’accaduto a Prato dove la vicenda è sulla bocca di tutti da quando i genitori del minorenne hanno denunciato la donna. Infermiera, sposata, con un figlio di 7 anni, lei è l’amica di famiglia chiamata a dare ripetizioni di inglese all’allora 13enne. E sui libri sarebbe nata la storia tra i due finita di recente - sembra - con un ricatto: “Se mi lasci racconto a tutti che il bambino è figlio tuo”.
I protagonisti
- Lui: è uno studente oggi 14enne che ha raccontato di aver avuto una relazione da quando di anni ne aveva 13 con un'amica di famiglia chiamata a dargli lezioni di inglese
- Lei: è un'infermiera di 35 anni, amica della famiglia del ragazzino. Sposata, ha un figlio di 7 anni
L’infermiera nega tutto e si dice intenzionata a voler parlare con i genitori del ragazzo, ma intanto sul caso sta indagando la procura di Prato che sta setacciando computer e telefonini. Molto presto potrebbe arrivare una svolta decisiva con il test del Dna sul bambino avuto dalla donna cinque mesi fa.
Di cosa è accusata l’infermiera
Al momento - riporta Il Tirreno - l’ipotesi di reato a carico dell’infermiera è di atti sessuali con minorenne, che presuppone un atto consensuale e che è punita con la stessa pena della violenza sessuale, perché secondo quanto è trapelato la relazione tra il ragazzo e l’infermiera sarebbe iniziata prima che il minore compisse 14 anni. Anzi, forse non ne aveva nemmeno 13, se è vero che la squadra mobile sta indagando su un periodo che va dalla primavera del 2017 ai giorni nostri.
Le due versioni
Le due versioni, quella dell’accusa e quella della difesa, sono inconciliabili. I genitori del 14enne, probabilmente sulla base di quello che ha raccontato loro (o si è lasciato sfuggire) il ragazzo, sono convinti di due cose: la prima è che i rapporti sessuali tra il figlio e l’infermiera sarebbero stati più di uno, tutte le volte che non erano in casa; la seconda è che il bambino partorito in autunno dall’infermiera sia in realtà il loro nipote. Secondo il Corriere della Sera, è tutto contenuto nella querela insieme alla testimonianza di quel ragazzo di 14 anni, descritto da chi indaga come sportivo, atletico, all’apparenza più grande della sua età, che ha raccontato come lei, la prof, non lo lasciasse in pace. L’infermiera invece nega su tutti i fronti: sia di aver avuto rapporti sessuali col 14enne, sia che il padre del bambino sia il ragazzino.
Perché il reato è punito come una violenza sessuale
Sui fatti di Prato è intervenuta anche Christina Bachmann, vicepresidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana. “In attesa che le indagini facciamo il loro corso - ha detto Bachmann - la gravità di quanto accaduto a Prato induce ad alcune riflessioni. Il motivo per cui avere atti sessuali con un minore sotto i 14 anni è sempre reato nasce per tutelare il sano sviluppo affettivo, psicologico e fisico del minore, anche quando c’è esplicita volontà da entrambe le parti. Un ragazzino è diventato padre senza avere ancora potuto maturare consapevolezza e senso di responsabilità, per legge anche un suo eventuale consenso non può essere considerato valido”.
Il marito dell’infermiera che non vuole perdere il bimbo
In questa storia, racconta ancora il Corriere, c’è un’altra vittima: il marito dell’infermiera che ora, incredulo e disperato si chiede: “Ma ora che succede? Lo perdo, questo figlio?”. Venerdì scorso ha accompagnato la moglie in Questura a firmare il consenso per prelevare al neonato il dna. Intanto, però, comunque vada, lui il piccolino lo sente suo e non solo perché l’ha già riconosciuto all’anagrafe. Da cinque mesi, insieme alla moglie, lo coccola, lo nutre e lo addormenta. Perciò, al di là di tutto, oggi è una la sua preoccupazione: "Ma lo perdo il figlio?", ha ripetuto l’altra sera ai poliziotti. I due hanno già un figlio di sette anni.