È il "convincimento ideologico, addirittura, citando criticamente la politica nazionale e, più in generale, quella occidentale" l'elemento che prova le finalità terroristiche con cui Ousseynou Sy ha dirottato uno scuolabus con a bordo 51 bambini mercoledì 20 marzo a San Donato.
Lo scrive il gip di Milano, Tommaso Perna, nell'ordinanza di convalida dell'arresto nei confronti dell'autista di origini senegalesi, che quindi rimarrà a San Vittore. Secondo il magistrato "è evidente che lo scopo sotteso all'azione dell'indagato era quello di costringere, o comunque condizionare, le politiche migratorie attualmente adottate dal Governo in carica".
La 'miccia' che avrebbe acceso in lui la volontà di agire sarebbe stata la vicenda della nave Mare Jonio con a bordo 49 migranti, per il quale era stata predisposta la chiusura del porto di Lampedusa: il "mancato sbarco di 49 persone", risalente al 19 marzo avrebbe provocato in lui "l'ira" che lo ha spinto "all'azione dimostrativa". Sy voleva andare via, tornare in Africa e convincere anche gli altri suoi conterranei a fare lo stesso: "Così noi togliamo il disturbo, non ci sarà più bisogno di Salvini che dice: 'Non si scende!', quell'imbecille" ha dichiarato durante l'interrogatorio, riferendosi al ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini.
"Lasciamoli morire là, in mezzo al mare. Quando li salvi accusano di favoreggiamento all'immigrazione clandestina, e voi tutti state tutti zitti, tutto l'Occidente e' complice" ha accusato Sy. Poi anche un riferimento alle affermazioni del vicepremier Luigi Di Maio, quando - causando un incidente diplomatico - parlò del Franco Cfa con la quale il Paese transalpino 'sfrutterebbe' l'Africa: "Ah, sappiamo che la Francia... Eh, impedisce lo sviluppo dell'Africa, dice Di Maio: la scoperta dell'acqua calda" ha affermato l'attentatore dello scuolabus, illustrando il quadro ideologico che si era formato nella sua mente prima di premeditare il gesto.