La scuola di Francesco Bellomo era un posto da incubo. Ogni giorno si aggiungono nuovi dettagli nella vita che il consigliere di Stato imponeva alle allieve del suo corso e ogni giorno le tinte del quadro si fanno più fosche. Quell'ombra di goliardia che qualcuno voleva vedervi si dissipa di fronte alle parole "schiavitù sessuale” e “spionaggio”. Perché è di questo che lo accusa un'altra allieva, citata da Repubblica, alla quale aveva chiesto di controllare e riferire nei dettagli la vita delle colleghe.
Il 10 gennaio i giudici di Palazzo Spada dovranno votare la destituzione del direttore della scuola “Diritto e scienza”, nel cui fascicolo ora si va ad aggiungere un esposto che svela nuove e incredibili imposizioni e un ruolo da protagonista del pm di Rovigo Davide Nalin.
Giovedì 22 dicembre la commissione del Consiglio di Stato, presieduta dal docente di diritto privato Giuseppe Conte e composta dai consiglieri Hadrian Simonetti, Carlo Schilardi e Giovanni Tulumello, con poteri disciplinari sul caso Bellomo, ha esaminato l’esposto della studentessa inviato al relatore Sergio Zeuli, in cui viene raccontato nei dettagli quello che i due avevano chiesto alla giovane per tenere d'occhio i movimenti di una studentessa che aveva lasciato la scuola.
Quando lei stessa si rese conto di essere una pedina nelle mani della coppia Bellomo-Nalin e decise a sua volta di lasciare il corso cominciato nel 2013. Nalin fece pressioni su di lei. Le disse che per essere riammessa alla scuola doveva scrivere al consigliere Bellomo “un’istanza di grazia”, nella quale dichiarava di aver "agito in preda a distorsioni emotive".
Una roba da pazzi, insomma, che non lascia fuori dalla rete amici, fidanzati e familiari. E di cui al Consiglio di Stato, il 10 gennaio, non potranno non tenere conto.