Oltre cinque tonnellate tra sabbia, rocce e conchiglie, poi stelle marine, occhi di santa lucia e, addirittura stalattiti. Questa è solo una ricostruzione approssimativa di quanto è stato sequestrato dalla sicurezza aeroportuale dello scalo di Cagliari alla fine della stagione turistica appena trascorsa. Il bottino, raccolto da turisti francesi, inglesi e tedeschi, ma anche da italiani e sardi, è stato sottratto al patrimonio naturale della Sardegna, che ogni anno paga pegno cedendo piccoli pezzi di sé, che finiscono esposti nei salotti dei turisti o in vendita su Internet.
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Cala Mariolu, Baunei, Penisola del Sinis. Carta alla mano, i reperti rinvenuti provengono da tutta l’isola. Le spiagge più quotate sono quelle di Is Arutas, Mari Ermi e Maimoni, che fanno sfoggio di un manto di granuli di quarzo bianco, prodotto dell’erosione delle rocce granitiche dell’isola di Mal di Ventre, che nel tempo sono state levigate dal mare e trasportate a valle. Un altro souvenir ricorrente è la pinna nobilis, il bivalve più grande del mediterraneo, che può arrivare fino a un metro di altezza e a cui si deve il bisso, rarissima “seta del mare”, che ovviamente è in via d’estinzione.
Chi ruba pezzi di natura non sa di commettere un reato
“Richiamami tra un quarto d’ora, sto piantando l’ombrellone”, risponde il responsabile della pagina Facebook ‘Sardegna rubata e depredata’, che da due anni denuncia la sottrazione delle preziose sabbie sarde sui social network postando le foto del materiale raccolto. “Purtroppo il fenomeno rimane ancora molto presente”, spiega all’Agi, una volta risolte le complicanze balneari. “Noi amiamo questa terra e siamo felici di contribuire a proteggerla, ma sono ormai vent’anni che ce ne occupiamo”. Nell’aeroporto pare che ci sia un magazzino, dove vengono conservati tutti i beni sequestrati: un caveau che contiene più di cinque tonnellate di materiale trovato nei bagagli dei turisti da aprile a oggi. Ed è la squadra degli addetti ai controlli di sicurezza che si è occupata per vent’anni di raccogliere il materiale sottratto all’arenile per riportarlo - nel tempo libero - alle legittime località, dopo averlo identificato, catalogato, e fotografato. “Abbiamo creato la pagina perché vogliamo sensibilizzare sul problema. La gran parte delle persone che fermiamo non sono neanche consapevoli che, oltre ad aver compiuto un reato, stanno distruggendo ciò che la natura ha impiegato millenni a creare”.
La nuova normativa
Dopo vent’anni di lavoro passato sostanzialmente inosservato dalle istituzioni, grazie alla pagina Facebook i dipendenti della sicurezza dello scalo cagliaritano hanno potuto attirare anche l’attenzione della politica isolana. I poteri dei dipendenti dell’aeroporto infatti sono estremamente limitati, e per sanzionare i ladri di sabbia serviva una legge. Così è intervenuta a inizio agosto la Regione Sardegna, approvando una norma che stabilisce sulla materia l’autorità del Corpo delle Guardie Forestali e che si integra con la normativa nazionale, che vieta la sottrazione di materiale dagli arenili ma che indica come responsabile la Guardia Costiera.
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Il problema è che i forestali non hanno un presidio fisso in aeroporto e quindi molte volte la sicurezza è costretta a sequestrare la sabbia e lasciar andare quelli che l’hanno sottratta. “A noi non interessa l’illecito in sé, ma il fatto che la gente capisca. Quando non c’è la forestale ci limitiamo ad ammonire verbalmente i turisti, cercando di spiegare quali conseguenze comporta questo sciacallaggio della nostra natura”. Da quando è stata approvata la nuova normativa, se non altro, la restituzione dei materiali sottratti viene coordinata dalle autorità, che contattano le amministrazioni locali per riportare ogni granello nella sua spiaggia di origine.
La gente nasconde i reperti nel bagaglio a mano
I controlli da parte della sicurezza aeroportuale avvengono sia sui bagagli a mano che su quelli imbarcati, dove i turisti nascondono preziose conchiglie convinti di farla franca. Ma un caso particolarmente eclatante risale a questa estate, quando dentro la valigia di una coppia tedesca sono state rinvenute due stalattiti, della lunghezza complessiva di 35 centimetri. Probabilmente provenienti da qualche grotta della zona di Masua, le preziose testimonianze di secoli di stratificazioni calcaree sono costate ai due turisti una multa di 1700 euro e un’incriminazione per furto e ricettazione. Secondo un testimone, anche in questa occasione “non erano particolarmente consapevoli di ciò che avevano fatto”.