Lo sciopero, indetto venerdì a Roma, per 24 ore metterà a dura propria la già difficile gestione rifiuti. Nella capitale il problema persiste da anni. A confermarlo è stato il rapporto Istat sulla raccolta differenziata "Comportamenti e soddisfazione dei cittadini e politiche nelle città per gli anni 2017-2018", pubblicato il 24 ottobre.
Per quanto riguarda la produzione di scarti, l’andamento nella capitale, come già accaduto in passato, contrasta con la curva nazionale che nel 2017 ha registrato una diminuzione significativa registrando 488,7 kg di rifiuti per abitante.
A ciò si aggiunge un aumento nella raccolta differenziata, che in Italia ha toccato il 55,5%: un miglioramento di tre punti rispetto all’anno precedente. Roma risulta in difetto anche se si guarda al paragone con la più virtuosa Milano dove la percentuale di differenziata ha raggiunto quota 57,8% nel 2017 (+0,2% rispetto al 2016). Il capoluogo lombardo, così, s’avvicina sempre di più all’obiettivo nazionale del 65%.
Il caso di Roma e del Lazio
Nel Lazio, in particolare, si è rilevato un paradosso di non poco conto. Infatti, tra le regioni più grandi, è quella che presenta la più alta quota di famiglie che dichiarano di differenziare sempre. Ciononostante, la quota di rifiuti differenziati continua ad essere troppo bassa, a fronte di un’alta quantità di quelli raccolti. E Roma, nello specifico, è sempre più distante dai traguardi nazionali, soprattutto su due fronti:
- quantità di scarti: 588,8 kg per abitante nel 2016 e 587,2 nel 2017. Si tratta di una flessione ancora troppo lieve. Nel 2017 la quantità totale di rifiuti raccolti è arrivata a un milione 687 mila tonnellate di rifiuti, di cui appena 729.050 in maniera differenziata;
- raccolta differenziata: il dato locale è poco incoraggiante, di nuovo inferiore rispetto a quello nazionale. Infatti, se nel 2017 l’Italia ha registrato un 46,6% (+ 2% rispetto al 2016), Roma invece ha raggiunto un 43,2% (+1,2 rispetto al 2016).
Il dato nazionale
Per quanto riguarda la Penisola nella sua interezza, i dati Istat hanno fotografato un aumento sia nella quantità di scarti prodotti che nella raccolta differenziata. In particolare:
- nel 2017 la quantità di rifiuti urbani è stata di 488,7 kg per abitante (+1,6% rispetto al 2016). I livelli più alti di produzione di rifiuti urbani sono stati rilevati in Emilia-Romagna (642,2 kg per abitante) e Toscana (600,0). Il Molise (377,0) e la Basilicata (345,2), invece, sono le regioni in cui se ne sono prodotti di meno;
- la percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti, invece, ha toccato il 55,5% (+3% sul 2016). I livelli migliori si sono registrati nella provincia autonoma di Trento (74,6%), in Veneto (73,6%), in Lombardia (69,6%), nella provincia autonoma di Bolzano (68,5) e in Friuli-Venezia Giulia (65,5). In queste stesse aree la quantità pro capite di rifiuti urbani è inferiore o prossima alla media Italia.
Differenziata: Nord più virtuoso
Nel 2018 l’87,1% delle famiglie ha effettuato con regolarità la raccolta differenziata della plastica (39,7% nel 1998), il 71,3% dell’alluminio (27,8%), l’86,6% della carta (46,9%) e l’85,9% del vetro (52,6%). Il rapport Istat, in particolare, ha rilevato che le famiglie residenti nel Nord differenziano maggiormente i rifiuti rispetto alle altre zone del Paese. Il primato si conferma per le famiglie delle regioni del Nord-ovest: vetro 92,1%; contenitori in alluminio 76,3%, quelli in plastica 92,5% e la carta 91,6%.
Costo del servizio rifiuti: per il Sud è troppo elevato
Nonostante in linea con l’anno precedente, resta elevata la quota di famiglie che reputa troppo alto il costo dei rifiuti (68,2%) mentre il 28,2% lo definisce adeguato e solo lo 0,7% lo valuta basso. L’Istat ha anche riportato che il costo del servizio è giudicato meno soddisfacente nelle aree dove non c’è ancora una diffusione ottimale dei vari servizi di raccolta differenziata dei rifiuti. Nel dettaglio, le famiglie residenti nelle Isole sono le più insoddisfatte (qui, il 79,4% reputa il costo elevato), quelle del Nord-ovest sono le meno critiche (costo elevato per il 58,9%).
La valutazione del costo cambia anche a seconda della dimensione dei comuni: in quelli più piccoli (sotto i 2mila abitanti) le famiglie percepiscono adeguato il costo del servizio di raccolta nel 40,7% dei casi (36,3% nel 2017) mentre nei centri di grandi dimensioni questa percentuale è inferiore di circa 20 punti, rivelando un maggiore livello di insoddisfazione.
La classifica delle aree con le famiglie più soddisfatte è guidata da Bolzano (66,4%), seguita da Trento (48,4%), Lombardia (43,3%) e Veneto (37,6%). Per il Sud la prima regione è il Molise, che si posiziona al settimo posto a livello nazionale (31,8%), mentre la Sicilia chiude la graduatoria (14,4% contro 28,2% della media nazionale).