Articolo aggiornato alle ore 10,00 dell'11 dicembre 2018.
I vigili del fuoco sono impegnati dalle 4,30 per l'incendio nello stabilimento di trattamento dei rifiuti in via Salaria 907, alla periferia nord-orientale di Roma. L'intervento nell'impianto di trattamento meccanico-biologico (Tmb) molto contestato dagli abitanti dei vicini quartieri è ancora in corso.
Secondo le prime informazioni, l'incendio interessa un capannone di 2 mila metri quadrati. Sul posto 12 squadre di vigili del fuoco, per un totale di circa 40 uomini. L'odore acre ha raggiunto tutte le aree abitate della zona, a partire dalla borgata Fidene, mentre il fumo che si leva dal centro di trattamento dei rifiuti è visibile anche a grande distanza.
Non c'è nube tossica
"È stata attivata una cabina di regia permanente con la Regione per valutare le azioni da mettere in campo ed eventuali rischi per la popolazione", spiega l'assessore all'Ambiente di Roma Capitale, Pinuccia Montanari, in un'intervista a RaiNews24.
Montanari, che si è recata presso la struttura per seguire di persona le operazioni di spegnimento dell'incendio, ha spiegato di attendere "la valutazione da parte degli esperti competenti" per possibili provvedimenti a tutela della salute dei residenti della zona.
"L'impianto è compromesso ma al momento i Vigili del Fuoco ci dicono che non c'è una nube tossica e che il vento non dovrebbe spingere il fumo prodotto dal rogo in direzione delle case", ha spiegato all'Agi Giovanni Caudo, presidente del Municipio III di Roma. "Siamo nell'impianto da poco dopo le 7 di questa mattina per monitorare le conseguenze immediate del rogo e soprattutto per rassicurare la popolazione", ha aggiunto Caudo, "per quanto riguarda le scuole vicine e sulle case, abbiamo fatto chiudere per precauzione un asilo.
Esplosione per autocombustione?
"Sappiamo che alle 4.20 il metronotte ha dato l'allarme, ha sentito un'esplosione", a parlare è Alessandro Russo, sindacalista Ama della Cgil, contattato telefonicamente da TPI.it. A quell'ora il Tmb Salario era chiuso, conferma il sindacalista, quindi nessun lavoratore si trovava nell'impianto. "Non conosciamo la ragione dell'esplosione, ma possiamo immaginarla", aggiunge Russo. "Non è neanche la prima volta che succede in quell'impianto: nel 2015 c'è stato un altro incendio".
"È affrettato dire perché è successo, ma certo quella quantità di rifiuti dentro le fosse non aiuta", sostiene il sindacalista Cgil. "Non possiamo sapere con certezza se si sia trattato di autocombustione. Non sarebbe la prima volta, perché i rifiuti fermentano così a lungo. Ma evidentemente se un impianto prende fuoco a fermo c'è qualcosa che non va", spiega Russo.
"La quantità di rifiuto stoccata in quel Tmb arriva a 4 o 5 tonnellate. Solitamente durante una crisi dei rifiuti l'impianto è sovraccarico. I rifiuti vanno in putrescenza e fermentano. Teoricamente quell'impianto dovrebbe essere svuotato ogni giorno, finita la lavorazione della giornata. Invece si ammassano rifiuti, quindi è evidente che i margini di rischio aumentano".