L'anatra zoppa inizia a camminare e tutto lascia prevedere che presto nessuno si accorgerà più del suo stato di salute precario (e cronico). Il Consiglio regionale del Lazio, senza maggioranza precostituita, ha iniziato i lavori il 4 aprile e l'11 c'è stato il discorso programmatico di Nicola Zingaretti.
Una dichiarazione d'intenti, un'agenda di lavoro, che il governatore, il primo eletto due volte consecutive nella Regione, ha sintetizzato in un decalogo. Un'agenda che per Zingaretti "è un'opportunità di lavorare insieme come fa la buona politica", trovando di volta in volta maggioranze diverse nel parlamentino regionale. A partire dall'approvazione del bilancio, primo provvedimento che il Consiglio dovrà prendere probabilmente subito dopo la prossima riunione di mercoledì 18, quando parleranno i capigruppo e ci sarà l'ultima replica di Zingaretti.
Ma, al di là delle dichiarazioni d'intenti del governatore laziale, l'anatra zoppa, la presidenza della Regione senza maggioranza in Consiglio, può davvero andare avanti? Vediamo cosa succede nei vari schieramenti dell'opposizione.
Cosa può succedere nel Lazio, e l'incognita governo nazionale
Partiamo dai Fratelli d'Italia che non rappresentano certo una componente numericamente troppo significativa in Consiglio (sono tre) ma che fanno parte di una coalizione di centrodestra che di consiglieri ne conta 15. Sono loro che, come annunciato dalla leader del partito Giorgia Meloni, hanno fatto un passo concreto per mandare a casa Zingaretti protocollando e depositando la mozione di sfiducia. Si tratta di un 'avviso' al governatore più che di una minaccia concreta.
I Fratelli d'Italia, infatti, insieme a Sergio Pirozzi che nella replica a Zingaretti di mercoledì scorso aveva chiesto da subito a tutte le opposizioni di essere unite nel votare la sfiducia e di uccidere l'anatra zoppa, al momento non hanno neppure i numeri perché la sfiducia venga discussa (per lo Statuto serve un quinto dei consiglieri a chiederlo, ossia 10). Gli altri componenti del centrodestra, che ha eletto Stefano Parisi come portavoce unico in segno di unità (che in realtà è più formale che reale: basti pensare che Forza Italia si è spaccata per l'elezione del vicepresidente, con Palozzi che ha prevalso sul 'candidato ufficiale' Simeone, e che il leghista Giannini ha ottenuto per il rotto della cuffia - maggiore anzianità - lo scranno di segretario a scapito della pentastellata Corrado), sono guardinghi.
Il ruolo del M5s
Tra i consiglieri del centrodestra prevale la cautela. In attesa di capire anche come si svilupperà la politica nazionale. Se nascerà un'alleanza con il Movimento 5 stelle, allora potrebbe concretizzarsi uno scenario in cui si vada alla discussione in Aula della mozione di sfiducia con le opposizioni forti (in teoria) di 26 voti contro i 25 di Zingaretti e dei suoi alleati. In tutto questo, mentre Parisi e i suoi aspettano di vedere se Di Maio, Salvini e Berlusconi faranno nascere un governo - cosa che oggi sembra assai improbabile - i 5 stelle hanno accettato ufficialmente la 'sfida' di Zingaretti.
Roberta Lombardi, pur sottolineando che "la nostra posizione è quella dell'opposizione", il Movimento 5 stelle "è pronto a lavorare su temi concreti" e "ridare centralità al Consiglio regionale" che non sarà "consiglio ratificatore di decisioni prese nelle sue stanze, ma lei sarà l'esecutivo degli indirizzi politici che questo consiglio riterrà di darle". Quindi una dichiarazione significativa per capire la linea politica di M5s del Lazio: "Possiamo fare elezioni infinite, ma non è questo il nostro indirizzo. Vogliamo soluzioni per i cittadini in tempi certi, per questo entro l'estate vogliamo vedere".
Per capire meglio cosa succederà alla Regione Lazio, adesso bisogna aspettare mercoledì 18, quando riprenderà la discussione in Aula con l'intervento dei capigruppo e la replica del presidente Zingaretti. Sulla carta possono parlare 12 consiglieri, anche se probabilmente il numero si ridurrà a 6. Tutti hanno a disposizione 20 minuti, anche se mercoledì scorso la Lombardi ha parlato quasi per 40 minuti. È quindi impossibile prevedere se il primo consiglio regionale, aperto il 4 aprile dall'elezione della presidenza e dei segretari, si chiuderà mercoledì o andrà avanti ancora (il 25 aprile è festa, quindi potrebbe slittare al 2 maggio). Di certo incombe l'approvazione del bilancio, prima voce del 'decalogò di Zingaretti e provvedimento più urgente da approvare alla Pisana. Poi si potrà tornare a parlare di sfiducia.