Una volta ci ritenevamo un popolo di bonaccioni. Magari furbetti, ma in fondo dal cuore d’oro. Ora iniziamo a sospettare di non esserlo per niente. I giornali di oggi, dopo il caso di Daisy e gli 11 episodi di violenza a sfondo razziale registrati negli ultimi due mesi, si interrogano. Alcuni rispondono che in realtà sta venendo fuori la vera natura di un Paese spaventato e sempre più chiuso, altri insistono con l’idea che in fondo di razzismo in giro non ve ne sia molto, o comunque non più del solito. Ma al di là delle conclusioni, resta il fatto che la certezza che gli italiani siano “brava gente” oggi sia un po’ meno salda.
"Salvini rinunci alle pagliacciate"
“Crescono episodi di violenza a sfondo razzista, che incontrano terreno fertile in un clima di predicazione di odio”, denuncia Mario Calabresi su “La Repubblica”, “finalmente ieri si sono sentite le voci di condanna del premier e del ministro della Giustizia. Ma è chi siede al Viminale che ha il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini, di tutti i cittadini, di lavorare perché il Paese funzioni e la violenza non sia tollerata”.
Matteo Salvini, aggiunge, “se le regole sono rispettate ha il diritto di attuare il suo programma. Non ha il diritto invece di dividere il Paese, di flirtare con i violenti, di irridere i deboli, di stuzzicare e avallare razzisti, neofascisti e naziskin scandendo i loro slogan, indossando le loro magliette”. Insomma, “La campagna elettorale è finita da un pezzo, sarebbe ora di cambiare passo. Abbiamo bisogno di un ministro dell’Interno non di provocazioni e pagliacciate. Di un ministro che aspiri a essere autorevole, non autoritario”.
"Vergogniamoci, e reagiamo con civiltà"
Ma la denuncia più forte è quella di Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”. “Anni di pensieri cattivi e di parole e propagande dure, di crescenti povertà materiali e morali eccitate contro altre povertà stanno producendo bullismi assurdi, atti violenti, assalti folli”, attacca, “Dicono che non c’è razzismo in ciò che è accaduto e per di più il ministro dell’Interno Salvini ha ritenuto di liquidare come ‘sciocchezze’ gli allarmi di quanti denunciano il clima xenofobo e i rischi di escalation razzista”.
Il ministro "pesi bene le parole. Guardi la realtà e ascolti anche altre voci della destra italiana. Negare l’evidenza di diversi episodi non fa altro che assolvere e ingigantire il mostro. Vergogniamoci, e reagiamo di civiltà”.
"Il Truce che non sa distinguere la sua funzione da un linguaggio ribaldo"
Anche per Il Foglio “il problema è Salvini al Quirinale”. Ma Giuliano Ferrara non è d’accordo con chi dice che il problema sia di tutta la società civile. “Usare un linguaggio razzista per diffondere poveri e indecenti concetti allo scopo di fomentare e usare le paure fa di Salvini un ministro pericoloso ma non fa dell’Italia un paese razzista”, è l’opinione di un commento dedicato a “Il Truce e le nuove parole del consenso”.
Anche Ferrara dimostra scarsa comprensione verso il ministro degli interni: “Un furbo fesso. Il demagogo giovane, inesperto, e questo entro certi termini vale anche per il suo vice socio, non sa distinguere tra la funzione pubblica in materia di sicurezza e di governo e il putridume del linguaggio privato, occasionale, mefitico e ribaldo”.
"Nessuna emergenza, i numeri sono sempre quelli"
Per “Il Giornale”, invece, “non c'è emergenza xenofobia” quanto piuttosto “una costante senza impennate recenti”. I numeri, sostiene il quotidiano, “rivelano un'Italia dove il trend di aggressioni e di atti discriminatori nei confronti di extracomunitari si mantiene costante di anno in anno”.
“I dieci episodi che si sono susseguiti in pochi giorni hanno sollevato il timore di un razzismo dilagante oltre che un'ondata di accuse al titolare del Viminale, ritenuto il responsabile morale di quel ‘linguaggio dell'odio’ che soffierebbe sul fuoco delle intolleranze”, aggiunge.
Però “le indagini dovranno accertare se dietro a tutti gli episodi che si sono verificati ci sia lo stesso denominatore razziale”.
"Tutta colpa del Pd"
Ancora più tranciante “La Verità”. “Usa i neri per fare propaganda”, titola senza mezze misure, “è il Pd che istiga all’odio razziale”.
Insomma, il problema è che nessuno è più “brava gente”.