Le proteste dei pastori sardi, che lamentano un prezzo troppo basso per il latte ovino e caprino, non si fermano nonostante le prime denunce. Dopo le manifestazioni clamorose di sabato, che hanno avuto visibilità nazionale grazie al coinvolgimento dei giocatori del Cagliari calcio, oggi i pastori hanno lanciato un ultimatum alle istituzioni: se non si troverà una soluzione in pochi giorni alla vertenza sul prezzo del latte, i manifestanti bloccheranno i seggi in tutta la Sardegna per le elezioni regionali di domenica 24 febbraio. Gli allevatori sono sul piede di guerra per il prezzo del latte, venduto alle aziende casearie a un costo ritenuto troppo basso (circa 60 centesimi) e incapace di coprire le spese sostenute dai produttori (Repubblica, Skytg24)
"Dovremo occupare porti, aeroporti e fermare qualsiasi mezzo trasporti latte, derivati del latte e addirittura mangimi, visto che tutti speculano su di noi, dagli industriali del latte, ai macellatori". I figli di Felice Floris, leader del Movimento pastori sardi, in un video pubblicato sui social annunciano azioni di lotta per rivendicare un prezzo equo per il latte ovino, mentre anche stasera si segnalano nuovi episodi di bidoni svuotati nelle strade della Sardegna agli allevatori esasperati. Si moltiplicano i video della protesta, che da qualche giorno è accompagnata anche dall'hashtag #rispettoperipastorisardi.
Dall'azienda di famiglia a Siliqua (Cagliari) Federico e Alberto Floris lanciano un messaggio di "guerra" totale, dopo un'assemblea a Tramatza (Oristano). "Svuoteremo il refrigeratore del latte, poi utilizzeremo il latte per fare formaggio da portare in paese, dove lunedì sera verrà distribuito gratis a tutta la popolazione". "Chiedo a nome del movimento che, senza bandiere né sigle, i pastori del Movimento scendano in piazza", è l'appello lanciato da Federico Floris, poco prima di aprire alcune cisterne di latte e svuotarne il contenuto per terra.
"Sono assolutamente al fianco di questi allevatori che non possono essere strangolati con un prezzo del latte imposto a ribasso": lo ha detto al TgR della Sardegna il ministro dell'Interno Matteo Salvini sulla protesta dei pastori sardi. "Ho aspettato qualche giorno per vedere se dalla Regione Sardegna arrivasse qualche buona notizia e invece e mi sembra di no, sono pronto in settimana ad arrivarci personalmente", ha aggiunto. "Se ci sono dei pastori e allevatori all'ascolto, chiedo loro di aspettare ancora qualche ora, di non eccedere, di non passare mai dalla parte del torto, perché per ora hanno pienamente ragione ma non è con la violenza che si risolvono i problemi", ha aggiunto.
"Leggere Salvini che dice 'Io sto con i pastori sardi' mi fa venire in mente le urla dei pastori sardi picchiati a suon di manganellate nel porto di Civitavecchia il 28 dicembre del 2010. Allora a guidare il ministero dell'Interno c'era un altro leghista che ordinò alle forze dell'ordine di caricare una delegazione di nostri conterranei, poco più di duecento persone, con molte mamme, mogli e figlie di pastori. Per un giorno intero furono cancellati i diritti costituzionali sulla libertà di movimento e di espressione. Io non dimentico che tre pastori furono denunciati e per anni dovettero presentarsi, a loro spese di viaggio e di assistenza legale, nei tribunali della penisola per essere finalmente e giustamente assolti troppo tempo dopo". Lo ha scritto sul suo profilo Facebook l'assessore dell'Agricoltura, Pier Luigi Caria, nel commentare un post caricato sullo stesso social network dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini. "Invece che fare propaganda elettorale sulla pelle dei nostri pastori - ha chiesto Caria - perche' il governo nazionale non mette a disposizione della Sardegna i 25 milioni di euro del fondo ovicaprino bloccati a Roma?", conclude l'assessore.
L'intera Isola è solidale con i pastori. Il Cagliari è sceso in campo a San Siro, prima della sfida col Milan, con la maglietta su cui era scritto "Solidarietà ai pastori sardi". Per martedì i commercianti di Nuoro hanno annunciato la chiusura di tutti i negozio per mezza giornata. La protesta ora si rivolge alle importazioni dall'estero.