Le colline di Conegliano e Valdobbiadene del Prosecco sono il 55mo sito italiano patrimonio dell'umanità dell'Unesco. L'Italia consolida quindi il suo ruolo di Paese leader per numero di luoghi, tradizioni e attività adottate dall'agenzia dell'Onu. La decisione è stata presa a Baku, in Azerbaigian, nel corso della 43ma sessione del Comitato mondiale dell'Unesco.
Le colline venete sono il decimo sito al mondo che rientra nel patrimonio Unesco come "paesaggio culturale", un paesaggio modellato da un'interazione uomo-ambiente in continua evoluzione. La candidatura era stata avanzata per la prima volta nel 2010 e nel 2017 aveva ricevuto il sostegno dell'allora ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, anche se alcune sigle ambientaliste come Wwf e Legambiente avevano criticato gli effetti della viticoltura intensiva e dell'uso dei pesticidi nella produzione delle colline del Trevigiano. Lo scorso anno l'iscrizione era stata rinviata all'ultimo per soli due voti, quelli di Spagna e Norvegia.
Grande la soddisfazione in Italia. "Evviva", scrive su Facebook il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, al quale fa eco l'altro vicepremier, Luigi Di Maio che scrive: "Bella notizia per tutto il sistema-Paese". È una giornata storica per il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, che aggiunge: "Le colline del Prosecco sono finalmente, e giustamente, patrimonio dell'umanità. Un grande riconoscimento che valorizza le straordinarie qualità sceniche e le tradizioni di un paesaggio culturale unico di eccezionale valore mondiale".
Le colline di Conegliano e Valdobbiadene rappresentano il mondo del prosecco italiano: trenta chilometri di versanti ripidissimi ricoperti di vigneti. In questo territorio negli anni '60 è nata la prima strada della Penisola dedicata al vino, grazie al clima e a un terreno in cui 250 milioni di anni fa emerse dal mare una barriera corallina. I vigneti sono collocati sulle "rive" (come vengono chiamate in dialetto le salite) e questo rende particolarmente faticoso il lavoro dei viticoltori.
Negli anni alcuni studi in Gran Bretagna hanno cercato di affossare le vendite del vino frizzante italiano: prima colpevole del famigerato 'sorriso da prosecco', poi di danni all'ambiente, oggi patrimonio Unesco dell'umanità che nel Paese l'anno scorso ha aumentato le vendite del 19%
Superate le vendite dello champagne
Un lavoro ripagato dal successo mondiale del prosecco che nel 2012 ha superato le vendite dello champagne, suggellando l'affermazione di un vino reso popolare dalla bassa gradazione alcolica e da una lavorazione più breve e semplice rispetto allo spumante prodotto con metodo classico che ne rendono il prezzo accessibile.
"Un sogno realizzato", sono queste le prime parole dopo il riconoscimento del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, al quale arrivano i complimenti del ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, per il quale ora c'è bisogno di "una maggiore responsabilità nella gestione del territorio: adesso che le luci del mondo si sono accese su questa zona, e che tutti ci guarderanno nei prossimi anni. è fondamentale - precisa - che tutti gli attori istituzionali aumentino l'impegno per la tutela dell'ecosistema e della biodiversità, trasformando questa zona in un esempio di sostenibilità libera dai pesticidi".
I numeri del prosecco
L'iscrizione nella lista dei siti patrimonio dell'umanità è solo l'ultimo di una serie di successi del prosecco italiano. Lo scorso anno sono state vendute 464 milioni di bottiglie Doc (+21% sul 2017), prodotte su oltre 24 mila ettari di vigneti tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, di cui due su tre all'estero. Nella descrizione ufficiale dell'Unesco, si legge che "la zona include una serie di catene collinari, che corrono da est a ovest, e che si susseguono l'una dopo l'altra dalle pianure fino alle Prealpi, equidistanti dalle Dolomiti e dall'Adriatico, il che ha un effetto positivo sul clima e sulla campagna.
Se Conegliano ospita molti istituti legati al vino, Valdobbiadene è invece il cuore produttivo dell'area vinicola. I ripidi pendii delle colline rendono difficile meccanizzare il lavoro e di conseguenza la gestione delle vigne è sempre stata nelle mani di piccoli produttori. è grazie a questo grande, pacifico esercito di lavoratori e grazie all'amore per la loro terra che è stato possibile preservare queste bellissime colline e creare un forte legame tra l'uomo e la campagna. Il risultato di questo forte legame è uno straordinario esempio di come questa antica cultura sia fortemente radicata alla sua terra".