Articolo aggiornato alle 22.30 con il parere di alcuni tecnici ai quali abbiamo chiesto di valutare la gravità di una riduzione del 20% dei tiranti per un ponte come quello crollato a Genova
Secondo un documento pubblicato dal settimanale L’Espresso, il ministero dei Trasporti e la società Autostrade sapevano già a febbraio che il ponte Morandi di Genova, caduto lo scorso 14 agosto causando 41 morti, aveva una riduzione dei tiranti del venti percento.
“Il ministero delle Infrastrutture”, scrive il settimanale nella sua versione online, “la Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali a Roma e il Provveditorato per le opere pubbliche di Piemonte-Valle d'Aosta-Liguria a Genova, insieme con Autostrade per l'Italia della famiglia Benetton, conoscevano perfettamente la gravità del degrado del viadotto collassato la mattina di martedì 14 agosto, provocando la morte di 43 persone”.
Nell’articolo, che riporta un verbale di una riunione del primo febbraio 2018, l’Espresso scrive che almeno sette tecnici, cinque dello Stato e due dell’azienda di gestione, sapevano che “la corrosione alle pile 9 (quella crollata) e 10 aveva provocato una riduzione fino al venti per cento dei cavi metallici interni agli stralli, i tiranti di calcestruzzo che sostenevano il sistema bilanciato della struttura. E che nel progetto di rinforzo presentato da Autostrade erano stati rilevati ‘alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo’”.
Ma, al netto di questa conclusione, “in sei mesi da allora né il ministero né la società concessionaria hanno mai ritenuto di dover limitare il traffico, deviare i mezzi pesanti, ridurre da due a una le corsie per carreggiata, abbassare la velocità”. Tra i firmatari del verbale ci sono Roberto Ferrazza, provveditore, e dall’esperto esterno, il professore associato della facoltà di ingegneria dell’università di Genova Antonio Brenchic che da anni denuncia le condizioni del ponte. Ferrazza e Brenchic, dopo il crollo del ponte Morandi, sono stati nominati dall’attuale ministro dei Trasporti Danilo Toninelli rispettivamente presidente e membro esperto della commissione di inchiesta istituita dal governo.
Gli esperti: "Riduzione del 20% non preoccupante"
"Una riduzione della capacita' portante tra il 10 e il 20% non è un dato preoccupante per un ponte in cemento armato come il Morandi". Così esperti interpellati dall'Agi spiegano il motivo per cui, nonostante il dato fosse noto sin da febbraio, nessuno abbia mai pensato di ridurre il traffico sul ponte genovese crollato a Ferragosto. "Il comitato tecnico regionale", spiegano gli stessi esperti, "è un organo consultivo del Consiglio superiore dei lavori pubblici chiamato a dare parere di congruità ai progetti. In quell'occasione il comitato ha giudicato che i lavori proposti da Autostrade fossero congrui e coerenti per intervenire sulla situazione come prospettata".
Il comitato, prosegue la fonte, "non ha funzioni operative. Ha esaminato i documenti prodotti e ha ritenuto che il piano di ristrutturazione fosse corretto". Ma perché nessuno lanciò un allarme di fronte a una documentazione che sottolineava come i cavi costituenti gli stralli presentassero una riduzione d'area compresa tra il 10 e il 20%? "I ponti", afferma l'esperto, "hanno un fattore sicurezza pari a 5, per cui se passano 100 chili ne portano 500. Di fatto", conclude la fonte, "si tratta di un fattore talmente elevato che un degrado del 20% non definisce un quantitativo che richiede interventi immediati".