È Ignazio Piumelli, di 53 anni l'uomo arrestato dalla squadra mobile di Bari perché ritenuto responsabile dei reati di omicidio, riduzione in schiavitù, occultamento e vilipendio del cadavere della cittadina polacca Malgorzata Szlezak, detta "Margherita", assassinata nel 2012, all'età di 50 anni. Le indagini sono state avviate il 10 maggio 2017, quando, nelle "ex acciaierie Scianatico" (via Ammiraglio Caracciolo, Bari), all'interno del vano tecnico dell'ultimo piano di un edificio in disuso, venne rinvenuto un cadavere completamente scheletrito, coperto da assi e cassette di legno, quasi a formare una bara.
I resti erano avvolti da nastro adesivo e presentavano intorno alle ossa del polso due braccialetti, il primo in cotone, multicolore, ed il secondo in plastica verde con la scritta "Coca Cola Uefa Euro 2012". In ultimo, sotto le ossa del bacino vi era un reggiseno in tessuto chiaro, non agganciato. In fase di sopralluogo, in alcune stanze del secondo piano dell'edificio, furono rinvenuti numerosi capi di abbigliamento, soprattutto femminili, alimenti e masserizie varie, tanto da far presumere che la struttura fosse stata abitata da persone senza fissa dimora ed è in questo ambito che furono svolte specifiche attività, agevolate dai risultati dell'esame autoptico che stabilì che i resti scheletrici erano appartenuti ad una donna, deceduta in epoca di poco successiva al mese di giugno del 2012, a causa di uno "shock traumatico ad alta componente emorragica, nel corso ed a causa di una violenta ed efferata aggressione".
Le attività investigative furono orientate subito all'identificazione della vittima. La presenza di alcune scritte ("Ignazio e margherita non rompete i coglioni), su due porte d'ingresso alle stanze del secondo piano, indusse gli inquirenti ad acquisire e valutare tutti gli interventi eseguiti dal personale medico del 118 e dalle forze dell'ordine, nel quartiere Fesca - San Girolamo, alla ricerca di senza fissa dimora con quei nomi di battesimo. Fu accertato che la cittadina polacca, in più occasioni aveva beneficiato, sino al mese di maggio del 2012, di una pluralità di interventi del 118, nonché da parte della Polizia di Stato. L'ipotesi investigativa che i resti umani potessero appartenere in vita a Szlezak Malgorzata trovarono un'ulteriore conferma nei risultati di genetica forense che a seguito della tipizzazione del profilo genetico dello scheletro, eseguì la comparazione con il campione biologico estratto da un tampone eseguito sulla donna a seguito di una violenza sessuale subita il 24 maggio 2009.
Le scritte sui muri incastrano l'omicida
Sui muri dei locali vennero, inoltre, rinvenute altre scritte, messe in relazione al rinvenimento del cadavere ("Mi dispiace chi sbaglia paga - mi ami ma devo morire", "Tu muori qua"). Le scritte furono sottoposte ad un raffronto grafico che, oltre ad attribuirne incontrovertibilmente la paternità a Piumelli, provarono la sua presenza all'interno dell'appartamento.
Dalla ricostruzione eseguita emerse che la relazione tra la vittima ed il suo assassino risaliva al settembre-ottobre 2011. Inizialmente ospiti del campo di accoglienza della Croce Rossa Italiana di via di Maratona, i due occuparono poi abusivamente uno stabile abbandonato in via Beltrani e, dopo il suo sgombero, trovarono rifugio nei locali delle ex acciaierie, tenendo nascosto a tutti quest'ultimo domicilio.
Contestualmente vennero svolte attività tecniche di intercettazione sia ambientale che telefoniche ed escussi i numerosissimi soggetti che nel corso del tempo avevano avuto contatti con la coppia. I dati acquisti confermarono l'insano rapporto, basato su violenze, vessazioni ed un totale isolamento della donna, sfociato poi nell'efferato omicidio. Dalle dichiarazioni di alcuni testi emerse inoltre che subito dopo la "scomparsa" di Margherita, Piumelli aveva messo in atto una vera e propria attività di depistaggio, riferendo a tutti che la sua compagna era rientrata improvvisamente in Polonia, fornendo anche talune motivazioni, successivamente smentite, per rendere più credibile l'improvvisa scomparsa. E così inizia a consolidarsi un pieno quadro probatorio a carico dell'uomo.