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E' morto a Roma Pino Pelosi, l'uomo condannato in via definitiva per l'assassinio di Pier Paolo Pasolini, brutalizzato a morte nella notte tra il primo e 2 novembre del 1975 in un campetto sterrato di Ostia.
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Pelosi, che aveva da poco compiuto 59 anni, era malato di tumore ed è morto nella notte al Policlinico Gemelli. Nato a Roma il 22 giugno 1958, era cresciuto nel quartiere Setteville di Guidonia.
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Tre cose da sapere su Pino 'la rana' e il giallo della morte di Pasolini
- A Setteville di Guidonia era conosciuto come Pelosino per via dell'aspetto imberbe.
- Il soprannome di Pino 'la rana' glielo affibbiò la stampa durante il processo Pasolini per gli occhi gonfi
- Era noto alla polizia come un ragazzo di vita: viveva di espedienti, piccoli furti e prostituzione maschile.
Il delitto Pasolini 10 tappe
- Il 1 novembre 1975 alle 22.30 di fronte alla stazione Termini, Pier Paolo Pasolini invita Pelosi a "fare un giretto".
- Alle ore 23 Pasolini porta Pelosi a mangiare alla trattoria Al biondo Tevere
- Alle 23.30 i due lasciano la trattoria e vanno a Ostia nei pressi dell'Idroscalo del Lido di Roma in uno sterrato accanto a un campetto di calcio
- Alle ore 1.30 del 2 novembre 1975 Pelosi venne fermato sul Lungomare Duilio di Ostia alla guida dell'Alfa di Pasolini, mentre guida contromano a folle velocità
- Inizialmente accusato solo di furto dell'auto, che risulta intestata allo scrittore.
- Pelosi viene trasferito nel carcere minorile di Casal del Marmo, dove al compagno di cella confessa: "Ho ammazzato Pasolini".
- Il 5 novembre 1975 Pino Pelosi viene interrogato. Racconta di un duro alterco con Pasolini per una prestazione sessuale non gradita, sfociato in una feroce colluttazione. Pelosi sostiene anche che lo scrittore l'avrebbe colpito per primo con un bastone, e che lui si sarebbe difeso colpendolo a sua volta con una tavola di legno e poi, lasciatolo a terra, sarebbe fuggito.
- La morte di Pasolini sarebbe stata involontaria in quanto provocata dal fatto che l'Alfa ha investito il poeta durante la fuga di Pelosi schiacciandogli il torace e rompendogli il cuore. Pelosi sostiene anche che non vi fossero altre persone sul luogo del delitto.
- Il 10 dicembre 1975 Pelosi viene rinviato a giudizio al tribunale dei minori per omicidio volontario, furto d'auto e atti osceni in luogo pubblico. Il processo si apre il 2 febbraio 1976 e si concluse il 26 aprile con una conmdanna a 9 anni, 7 mesi e 10 giorni
- Al processo di appello nel dicembre 1976 viene assolto dai reati di atti osceni e furto, ma è confermata la condanna di omicidio. La sentenza divenne definitiva in Cassazione il 26 aprile 1979 che confermò la sentenza.[2] Rinchiuso a Civitavecchia, Pelosi il 26 novembre 1982 otterrà la semilibertà e il 18 luglio 1983 la libertà condizionata.
Le cose che non tornano
- Il 7 maggio 2005 Pelosi afferma in tv di non aver ucciso Pasolini che sarebbe stato massacarto a bastonate e catenate da tre persone, a lui sconosciute, che parlavano con accento siciliano
- Nel settembre 2011, nella sua autobiografia, Pelosi racconta di non aver incontrato per la prima volta Pasolini la sera del delitto ma di averlo conosciuto all'inizio dell'estate e di averlo frequentato con una certa assiduità.
- Affermò di essere stato minacciato di morte assieme ai suoi genitori da parte di uno degli aggressori, e di aver atteso la loro morte per iniziare a parlare. I due potrebbero essere i fratelli Franco e Giuseppe Borsellino, criminali comuni di origini siciliane, spacciatori, militanti nell'Msi morti di Aids negli anni novanta. Si erano vantati con un agente di polizia che operava sotto copertura di aver preso parte al massacro, ma davanti al magistrato negarono tutto.
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