Diciamo la verità, molti di noi sarebbero cascati in terra e magari non si sarebbero nemmeno rialzati. Non è da tutti restare in piedi e replicare con romanissima nonchalance "mi hai rotto er naso" dopo aver ricevuto una testata da Roberto Spada. Daniele Piervincenzi, l'inviato di Nemo aggredito dall'esponente del clan sinti ostiense, arrestato ieri dai carabinieri, è un buon incassatore grazie al suo passato da rugbista, come terza linea della Lazio Rugby e capitano dell’Us Primavera. Perciò...
"Perciò sono rimasto in piedi, lì, davanti a lui", racconta il giornalista al Corriere, "malgrado tutto lo choc e il dolore per quella testata data a tradimento. In mischia, in vita mia, il naso me l’ero già rotto tante volte. Così, quando la sera sono tornato a casa, per non spaventare mia figlia che è ancora una bambina, le ho raccontato che papà aveva appena finito di giocare una partita".
"Con Spada prenderei un caffè anche domani"
Spada ora è a Regina Coeli ma il cronista-rugbista "non provo gioia nel sapere che un uomo è stato arrestato". Anzi, "trovo ipocrita che sia stato arrestato per aver rotto il naso a un giornalista, quando là dove vive lui, in piazza Gasparri, a Ostia, si spaccano nasi tutti i giorni. Ci prenderei un caffè insieme anche domani, senza rancore. Ma vorrei guardarlo negli occhi, vorrei che mi spiegasse perché l’ha fatto, perché ha deciso di fare male solo per non rispondere a una domanda. All’inizio faceva il guascone, era goliardico, rideva, sembrava a suo agio. Ma poi ha cambiato volto".
Appena guarito, Piervincenzi è atteso da un altro servizio piuttosto rischioso: "il tempo di togliere le bende e vado a Napoli, a raccontare il quartiere Ferrovia, che oggi è diventato un suk pieno di africani: Gambia, Zaire, Congo. I napoletani sono quasi tutti scappati. I miei genitori, Emilio e Patrizia, sono preoccupatissimi. Però ho già fatto loro una promessa". Quale? "Che stavolta, se percepisco anche il minimo cambio d’umore da parte dei miei interlocutori, beh... Stavolta mi do".