Agli strumenti e ai terreni di lotta politica tradizionali negli ultimi anni si sono affiancati sempre di più articolate piattaforme di partecipazione online, ma anche social media, o addirittura meme, con tanto di ragionamenti sui significati più o meno reconditi di Pepe The Frog, il personaggio-rana divenuto virale Oltreoceano. Il desiderio di protagonismo dal basso, i movimenti cresciuti attraverso la mobilitazione offline e online si sono mescolati a volte in modo confuso col sentimento di rivolta verso la classe politica tradizionale, verso il “sistema”, la casta. Un sentimento che pur in modi differenti attraversa più confini, dall’Italia all’Europa fino agli Stati Uniti.
Lo scenario politico degli ultimi anni è stato dunque ridisegnato anche nel nostro Paese da fenomeni nuovi, di comunicazione e propaganda, in cui la Rete ha avuto un ruolo centrale. Tra questi, quell’entità quasi ineffabile che è stata definita “gentismo”, termine derivato dal concetto di gente contrapposto a quello di casta e che mette assieme in una maionese impazzita i forconi e le sentinelle in piedi, i cittadini giustizieri e le bufale antimigranti.
Chi ha provato a decodificare il gentismo è Leonardo Bianchi, giornalista di VICE Italia e autore del libro “La Gente. Viaggio nell'Italia del risentimento” (2017 - Minimum Fax), una ricerca frutto di anni di immersione, da palombaro dei social, fra pagine Facebook e profili Twitter, blog di nicchia e storie complottiste che però, in modo inquietante, si sono progressivamente spostate dai margini estremi del discorso pubblico verso il suo centro.
La bufala del piano Kalergi
In un panel del Festival del giornalismo di Perugia, dedicato proprio alla “Rete dei populismi: dall’Europa all’America”, Bianchi ha intrattenuto la platea con l’analisi minuziosa di alcuni casi-studio del fenomeno. A partire dall’irresistibile ascesa di una bufala nota come il piano Kalergi. Che teorizzerebbe l’esistenza di un “genocidio programmato dei popoli europei" attraverso l'immigrazione di massa, che avrebbe l’obiettivo di "distruggere completamente il volto del Vecchio continente”.
Nella letteratura complottista, ideatore del piano sarebbe il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, un aristocratico austro-giapponese nato nel 1894 e considerato tra i primi sostenitori di un'Europa unita. In realtà non esiste alcun piano, ma ciò non ha impedito a questa fantasiosa ricostruzione di prendere il volo negli ultimi anni, come spiegato dallo stesso Bianchi.
Prima nel sottobosco della “controinformazione” dell’estrema destra, poi, con la crisi dei migranti, anche nei circuiti della tv generalista, e sulle pagine di alcuni politici della Lega e del Movimento 5 Stelle. “Un piano di cui Laura Boldrini sarebbe stata l’emissaria, sempre secondo tale teoria”, spiega Bianchi.
Il profilo perfetto di Laura Boldrini
L’ex presidente della Camera sarebbe stata in realtà un bersaglio perfetto da parte dei populismi, ha commentato al panel Jacopo Iacoboni, giornalista de La Stampa e autore del libro “L’esperimento. Inchiesta sul Movimento 5 Stelle” (Laterza, 2018), “in quanto donna, di sinistra, con un curriculum di peso, che si è occupata di migranti, e infine in una posizione di autorevolezza e potere”. Per Iacoboni, per altro, fin dall’inizio il Movimento 5 Stelle, accanto al sogno della costruzione dal basso di una democrazia digitale, avrebbe coltivato la tentazione di sperimentare con la costruzione (ma anche l’indirizzamento) del consenso attraverso la Rete.
Anche negli Stati Uniti la Rete e i social media non sono più un campo di gioco favorevole solo ai democratici o al fronte progressista, come ai tempi di Obama. L’ascesa della destra estrema incarnata da Steve Bannon, l’ex stratega del presidente Trump, ha fatto leva anche su una galassia di siti, blog e forum online. Ora Bannon, come ha raccontato al panel e nei suoi articoli Jason Horowitz, alla guida della redazione di Roma del New York Times, dice di voler creare un movimento analogo in Europa. Un grand tour in cui l’Italia sarebbe una tappa cruciale, perché, secondo l’ideologo della destra statunitense - commenta ancora il giornalista del Times -“il Movimento 5 Stelle e la Lega usano la Rete nel modo giusto”.
Tornando all’Italia, anche altri partiti hanno comunque “sperimentato” con i social media, con alterne vicende. Bianchi ha ricordato ad esempio la strana storia della trasformazione di una serie di pagine Facebook apolitiche, incentrare sulla condivisione di eventi banali e innocenti (Buongiornismi, caffé ecc), in canali di propaganda per il Sì al referendum e le posizioni del PD. Anche se, in tal caso, la permutazione di pagine dal nome “Cuore piccole dolcezze” in macchine di marketing politico non ha raggiunto l’effetto desiderato.