È salta l'accordo tra alcuni pescatori di Mazara del Vallo e un'autorità libica controllata dagli uomini del generale Khalifa Haftar. Si tratta dell'intesa raggiunta tra Federpesca e la Libyan Military Investment and Public Works, agenzia d'investimento legata all'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) dell'uomo forte della Cirenaica che dallo scorso 4 aprile sta conducendo un'avanzata militare verso la capitale libica.
La notizia è stata pubblicata lunedì dal Fatto Quotidiano e nell'immediato Federpesca ha rivendicato l'accordo giudicandolo "perfettamente valido". Giovedì però, dopo che il governo di Tripoli aveva segnalato all'ambasciata d'Italia in Libia che quello controllato da Khalifa Haftar era "un organismo illegale e avervi contatti è una violazione delle risoluzioni internazionali", Federpesca ha deciso "di rinviare l'operatività dell'accordo".
Al centro del patto c'era la sicurezza dei pescatori di Mazara del Vallo che storicamente sono esposti a sequestri e intimidazioni da parte di militari, veri o presunti, che rivendicano l'autonomia su alcune aree contese. È la cosiddetta "Guerra del pesce" che dal 2005 è aggravata dalla decisione unilaterale del governo di Tripoli (all'epoca di Gheddafi) di adottare unilateralmente la convenzione di Montego Bay del 1982 che prevede la possibilità di estendere fino a 200 miglia la propria autonomia all'interno della Zee (Zona economica esclusiva).
La Libia la esercita fino a 74 miglia, monitorando un'area rinomata per la pesca del gambero rosso, ma anche la Tunisia rivendica un'estensione simile, nell'area del Mammellone, in cui in più occasioni sono stati sequestrati dei pescherecci.
L'ultimo episodio anomalo è accaduto venerdì 6 settembre a 35 miglia da Bengasi, quando dei militari della Cirenaica, a bordo di un gommone, hanno sparato dei colpi di mitra in aria, per far allontanare nove pescherecci di Mazara del Vallo che si trovavano all'interno delle acque contese. "Ho parlato con alcuni dei comandanti dei pescherecci - racconta Toni Scilla di Agripesca Sicilia - quelli non sono stati spari di militari di un governo riconosciuto e quindi è facile pensare che quei presunti militari stessero semplicemente provando a far rispettare l'accordo".
Un episodio analogo era già accaduto a maggio, quando la notizia del presunto sequestro fece scoppiare una guerra diplomatica a colpi di tweet tra il Ministero della Difesa e quello dell'Interno.
"L'accordo di natura privatistica ha una durata di 5 anni e consente la pesca per otto mesi l'anno, suddividendo le licenze in categorie: crostacei, palangaro e pesce fresco. Per ognuna di queste verranno concesse dieci autorizzazioni e – trovandoci in piena stagione di pesca del gambero rosso – sono già esaurite quelle riferite ai crostacei. Inoltre a bordo di ogni peschereccio sarà presente un osservatore e ogni singola licenza ha il costo di 10 mila euro al mese e 1,5 euro per ogni kg di pescato da sbarcare e pesare a Malta". Denaro che, attraverso una società di diritto maltese, sarebbe transitato nelle casse che alimentano l'ascesa di Haftar verso Tripoli, che ieri ha annunciato la conquista di "due località a sud della capitale".
Il ministero degli Esteri del Governo di accordo nazionale libico - ha appreso ieri l'Agi - ha chiesto alle autorità italiane di "intervenire per interrompere i rapporti tra Federpesca e i soggetti illegali della Cirenaica" della Libia. "La cosiddetta autorità militare di investimenti della Cirenaica è un organo illegale e i rapporti con essa rappresentano una violazione delle risoluzioni internazionali", spiega il ministero. "L'accordo, che prevede il pagamento di 100 mila euro al mese alla cosiddetta Autorità per gli investimenti e i lavori pubblici, sta finanziando le parti illegali e va a sostegno della continua aggressione contro la capitale Tripoli e al colpo di stato contro il governo legittimo in Libia", affermano da Tripoli.
Così "mentre i primi pescherecci mazaresi ormeggiavano nel porto libico di Ras-Al-Hilal - si legge in una nota di Federpesca - abbiamo considerato l'insorgere di molteplici e diverse sensibilità che avrebbero potuto compromettere il buon esito dell'iniziativa: da un lato una inaspettata evoluzione del contesto, dall'altro una distorta e capziosa lettura dell'unica iniziativa civile posta in essere in una realtà cosi travagliata. Con grande senso di responsabilità, abbiamo quindi convenuto sulla decisione di rinviare l'operatività dell'accordo".