Un piatto di pasta su quattro consumati nel mondo ha origine in un pastificio italiano. È uno dei dati comunicati dall'Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane) e dall'Ipo (International Pasta Organisation) nel giorno della diciannovesima edizione del World Pasta Day, promosso dalle due associazioni per celebrare un simbolo del made in Italy amato in tutto il mondo.
I numeri di un primato
Nel 2016 l'Italia ha esportato quasi 1,9 milioni di tonnellate di pasta, il 50% della produzione mondiale. Secondo lo studio Nielsen, la Germania si conferma il mercato principale per la pasta tricolore, con oltre 360mila tonnellate e un'incidenza di quasi il 20% del totale dell'export. Seguono Regno Unito (dove la pasta non subisce l'effetto Brexit​) e Francia. Crescono a doppia cifra gli Usa, il primo sbocco extraeuropeo (+11%), seguiti dal Giappone. Le performance più interessanti del 2016 si sono registrate in Cina (+18,6%), Emirati Arabi Uniti (+33%), Sudafrica (+15%) e Europa dell'Est, con l'eccezione della Russia (-24%), legata presumibilmente alle sanzioni economiche.
Dal 1997 al 2016 la produzione mondiale di pasta è aumentata di quasi il 57%, passando da 9,1 a 14,3 milioni di tonnellate. Sono 48 (+77%) i Paesi a produrne oltre 1.000 tonnellate e ben 52 (erano 30 allora) quelli che ne consumano almeno un chilo pro capite all'anno. Allora come oggi, l'Italia guida un mercato che nel 2016 ha segnato un incremento del 2,3%. Un'espansione continua che è merito della capacità dei pastai di intercettare tendenze alimentari trasversali.
La pasta, ad esempio, piace a quanti hanno un approccio etico al cibo: il 66% dei consumatori è disposto a pagare di più pur di avere un prodotto attento all'ambiente. L'Italia, inoltre, non solo si conferma leader per la produzione (con 3,2 milioni di tonnellate precediamo Usa, Turchia e Brasile), ma anche il Paese col maggior numero di consumatori di pasta, con 23,5 kg pro capite nel 2016, davanti a Tunisia (16 kg pro capite), Venezuela (12 kg) e Grecia (11,2 kg). Seguono Svizzera (9,2 kg), USA e Argentina (8,8 kg ciascuno) tallonati da Iran e Cile (8,5 kg).
Una giornata di solidarietà
Il World Pasta Day ha anche e soprattutto una dimensione sociale. I pastai italiani e di tutto il mondo sono stati impegnati nell'iniziativa benefica globale "The power of pasta", con la quale viene donata ad associazioni locali impegnate nella lotta contro la fame un quantitativo di pasta sufficiente a realizzare oltre 3 milioni di piatti. Ambasciatori di questa iniziativa benefica tre "super-chef".
Per l'Italia c'è Antonino Cannavacciuolo, che ha consegnato alla Caritas Diocesana un quantitativo di pasta sufficiente a garantire 160mila pasti caldi agli indigenti di 12 Regioni. Negli Usa tocca a Bruno Serato, già votato 'eroe dell'anno' per la CNN per il suo impegno sociale. Da più di 10 anni prepara pasti caldi per 1.500 motel kids della California. In rappresentanza del Brasile David Hertz, che da 10 anni con "Gastromotiva" offre l'opportunità di una formazione alimentare e culinaria agli abitanti delle favelas di San Paolo, Rio de Janeiro, Bahia e Città del Messico e, più recentemente, ha collaborato con Massimo Bottura al progetto Refettorio Rio, che cucina nelle mense dei poveri i prodotti rimasti inutilizzati nel ristorante.
Proprio il Brasile è il protagonista dell'edizione 2017 del World Pasta Day: San Paolo ospita i festeggiamenti con un evento a cui parteciperanno 250 delegati tra pastai, istituzioni, rappresentanti della comunità scientifica, giornalisti e opinion leader del food. Il Brasile è infatti primo produttore di questo alimento in tutto il Sudamerica, con 1,2 milioni di tonnellate prodotte nel 2016 e un consumo pro capite di 6,1 chili.