Quando lasciò il suo incarico di nunzio apostolico a Washington - di fatto l'ambasciatore della Santa Sede negli Stati Uniti - monsignor Carlo Maria Viganò si aspettava un prestigioso incarico in Curia. E invece ad attenderlo c'erano la pensione anticipata e la prospettiva dell'oblio.
Ma il prelato non ha mai avuto alcuna intenzione di rassegnarsi, tanto da scatenare una offensiva contro Papa Francesco a colpi di dossier e rapporti, l'ultimo dei quali lo accusa di aver taciuto sui crimini dell'ex arcivescovo di Washington, Theodore Edgar McCarrick, colpevole riconosciuto di abusi su seminaristi e al quale Papa Francesco nel frattempo ha tolto il cardinalato con una decisione senza precedenti nell'epoca contemporanea.
Viganò, a suo tempo protagonista di Vatileaks con le sue denunce a Benedetto XVI circa il malcostume nella Curia Romana e in particolare al Governatorato, è tornato a puntare il dito contro arcivescovi e cardinali a suo dire corrotti ed ha anche partecipato ad incontri pubblici di ultrà cattolici contrari alle aperture di Papa Francesco.
"In questo momento estremamente drammatico per la Chiesa universale riconosca i suoi errori e in coerenza con il conclamato principio di tolleranza zero, Papa Francesco sia il primo a dare il buon esempio a cardinali e vescovi che hanno coperto gli abusi di McCarrick e si dimetta insieme a tutti loro". E' lo sconcertante appello rivolto al Pontefice dall'ex nunzio che dopo il ritorno dagli Stati Uniti, nel 2016, si era trasferito in un appartamento all’interno della Città del Vaticano. Appartamento, scrive 'Stanze Vaticane' che durante il servizio diplomatico all’estero non aveva lasciato ad un altro inquilino (come avrebbe dovuto) ma che era riuscito a tenere in suo possesso.
Qualche mese fa però Bergoglio gli ha dato il foglio di via definitivo. Non solo dalla Città del Vaticano. L’Apsa (l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) il dicastero che gestisce tutti gli immobili della Santa Sede, aveva trovato per l’ex nunzio una nuova sistemazione a Roma, nella struttura dove vivono gli altri nunzi apostolici a riposo. Ma Francesco aveva fatto sapere che sarebbe stato meglio per lui un rientro nella diocesi d’appartenenza, a Varese
Pur di non andare negli Stati Uniti come nunzio apostolico, nel 2011, Viganò aveva inventato la scusa di dover accudire il fratello gravemente ammalato. Fratello che però non sentiva più da diversi anni, a seguito di un brutto litigio per l’eredità di famiglia, scrive ancora 'Stanze Vaticane'. La sua ambizione era diventare Presidente del Governatorato Vaticano con la nomina a cardinale di Santa Romana Chiesa. Non ha avuto né l’una, né l’altra, soprattutto per volere di Bergoglio.
Nel poderoso memoriale, monsignor Viganò scrive di aver parlato con Francesco il 23 giugno 2013 dicendogli "Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c'è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e Papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza".
"Il Papa - racconta Viganò - non fece il minimo commento a quelle mie parole tanto gravi e non mostrò sul suo volto alcuna espressione di sorpresa, come se la cosa gli fosse già nota da tempo, e cambiò subito di argomento". Da questa assenza di reazioni l'ex nunzio deduce una volontà di Bergoglio di coprire il cardinale, che invece ha poi scardinalato.
La tesi del "non poteva non sapere" applicata in ambito ecclesiastico sostiene tutto il testo diffuso da monsignor Viganò, che mette in cattiva luce alcuni porporati, in particolare gi ex segretari di Stato Angelo Sodano e Tarcisio Bertone, e gli ex sostituti Leonardo Sandri e Fernando Filoni, che a suo dire non hanno preso gli opportuni provvedimenti a carico di McCarrich, anche se poi è lui stesso a rivelare che Benedetto XVI aveva imposto segretamente al cardinale McCarrick di ritirarsi a vita privata e non celebrare più pubblicamente, il che significa che almeno Bertone Filoni si occuparono della cosa.