Doppio colpo di Papa Francesco che accelera la riforma della Curia Romana con due motu proprio. Con il primo abolisce il dicastero "Ecclesia Dei" che era stato istituito da Giovanni Paolo II per accogliere i tradizionalisti che via via abbandonavano la Fraternità San Pio X di monsignor Marcel Lefebvre; con l'altro affida al vescovo che guidava questo dicastero, monsignor Guido Pozzo, la gestione economica della Cappella Sistina, coinvolta recentemente in uno scandalo relativo proprio all'uso dei fondi.
L’opera di vigilanza continua, con altri mezzi
"E’ soppressa la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita il 2 luglio 1988 col motu proprio 'Ecclesia Dei adflicta'. I compiti della Commissione in parola sono assegnati integralmente alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in seno alla quale verrà istituita una apposita Sezione impegnata a continuare l’opera di vigilanza, di promozione e di tutela fin qui condotta dalla Pontificia Commissione", ha stabilito Francesco nel motu proprio che sopprime Ecclesia Dei.
Il fine della musica è glorificare Dio, e nient’altro
Contemporaneamente Francesco ha deciso che" la Cappella Musicale Pontificia venga inserita nell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, quale specifico luogo di servizio alle funzioni liturgiche papali e nel contempo a custodia e promozione della prestigiosa eredità artistico-musicale prodotta nei secoli dalla Cappella stessa per le solenni liturgie dei Pontefici". Il maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie Guido Marini diventa così responsabile della Cappella Musicale Pontificia, con "il compito di guidare tutte le attività e gli ambiti liturgico, pastorale, spirituale, artistico ed educativo della medesima Cappella, rendendo sempre più percepibile in essa e nei singoli componenti il fine primario della musica sacra che è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli”.
Voci da educare
Marini, chiede il Papa, "avrà altresì premura di redigere uno Statuto proprio della Cappella in parola, aggiornando anche il Regolamento della stessa Cappella che fu approvato dal santo pontefice Paolo VI l’8 agosto 1969 e le successive disposizioni varate ad experimentum il 20 giugno 1970, le quali norme andranno raccordate col vigente Regolamento dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice". Mons. Guido Pozzo, presidente della disciolta commissione Ecclesia Dei, diventa invece "sovrintendente all’economia della Cappella Musicale Pontificia, affidandogli soltanto il compito della specifica cura dell’amministrazione economica della Cappella stessa da svolgere sotto la guida del Maestro delle Celebrazioni e Responsabile della Cappella Musicale Pontificia".
La versione dell’Osservatore Romano
Un articolo dell'Osservatore Romano chiarisce che la soppressione di "Ecclesia Dei", che seguiva anche l'applicazione della "Summorum Pontificum" che ha liberalizzato l'uso del messale di San Pio V per la messa in latino da parte dei tradizionalisti rientrati nella comunione con Roma, non vuol dire che si interrompe il cammino verso un rientro dell'intera Fraternità sotto forma probabilmente di una prelatura, come quella concessa all'Opus Dei, cioè una istituzione sottratta alla giurisdizione dei vescovi diocesani.
"Mutano le condizioni e le circostanze, ma - scrive l'Osservatore Romano - il dialogo continua con la Fraternità sacerdotale San Pio X fondata da monsignor Marcel Lefebvre e con quanti lo avevano seguito aderendo alla sua proposta spirituale e liturgica. Ormai, il nucleo principale di questo dialogo è costituito da questioni prevalentemente dottrinali. Ciò ha portato Papa Francesco con il Motu proprio reso pubblico oggi a sopprimere la Pontificia commissione Ecclesia Dei e ad affidarne i compiti a un'apposita sezione che verrà istituita all'interno della Congregazione per la Dottrina della fede. A tale sezione spetterà di vigilare, promuovere e tutelare l'opera portata avanti fino a ora dalla Pontificia commissione".
Secondo l'Osservatore Romano "non si tratta quindi di una soppressione tout court, ma di un trasferimento di competenze, visto che l'asse principale su cui verrà impostata l'attività si è ristretto alla sfera dottrinale". "Ciò significa - conclude l'articolo - che sono stati fatti passi in avanti nella comunione e quindi il Motu proprio attuale offre un implicito riconoscimento alla Pontificia commissione che con i suoi sforzi e la sua attività ha portato a termine i propri compiti".
Questioni di dottrina
La Pontificia commissione era stata istituita da Giovanni Paolo II (2 luglio 1988) dopo l'atto scismatico compiuto da monsignor Lefebvre con la consacrazione episcopale senza mandato pontificio di quattro sacerdoti a Ecône in Svizzera (30 giugno 1988) allo scopo di collaborare con vescovi e dicasteri della Curia romana per facilitare la piena comunione ecclesiale con quanti erano legati alla Fraternità, ma erano desiderosi di rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa cattolica, pur conservando le proprie tradizioni spirituali e liturgiche.
Un compito che la commissione ha portato avanti con grande dedizione consentendo anche di arrivare alla remissione della scomunica. Il 7 luglio 2007 Benedetto XVI, attraverso il Motu proprio Summorum Pontificum, estese l'autorità della Pontificia commissione sugli istituti e le comunità religiose che avevano aderito alla forma straordinaria del Rito romano e avevano scelto le tradizioni precedenti della vita religiosa.
Due anni dopo, Papa Ratzinger con il Motu proprio Ecclesiae unitatem del 2 luglio 2009, riorganizzò la struttura della Pontificia commissione perché nel frattempo era intervenuta la remissione della scomunica ai quattro vescovi. Con quella modifica Benedetto XVI aveva organicamente legato la Pontificia commissione alla Congregazione per la Dottrina della fede. Il motivo che portò a tale decisione fu la constatazione che le questioni trattate erano ormai di natura prettamente dottrinale.
Nel corso degli anni, infatti, anche gli istituti e le comunità religiose che celebrano nella forma straordinaria del Rito romano hanno raggiunto una certa stabilità sia di persone, sia di vita. E anche questa evoluzione ha portato a poco a poco a ridurre il lavoro della Pontificia commissione. L'ulteriore passo compiuto da Papa Francesco si inserisce in questa particolare esigenza di portare avanti il dialogo su temi dottrinali, la cui competenza è della Congregazione per la Dottrina della fede.