“Il dramma della disinformazione è lo screditamento dell’altro, la sua rappresentazione come nemico, fino a una demonizzazione che può fomentare conflitti". Lo scrive Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebrerà il prossimo 13 maggio sul tema del "giornalismo di pace".
"Le notizie false rivelano la presenza di atteggiamenti al tempo stesso intolleranti e ipersensibili, con il solo esito che l’arroganza e l’odio rischiano di dilagare". Secondo il Papa "l’efficacia delle fake news è dovuta in primo luogo alla loro natura mimetica, cioè alla capacità di apparire plausibili. In secondo luogo, queste notizie, false ma verosimili, sono capziose, nel senso che sono abili a catturare l’attenzione dei destinatari, facendo leva su stereotipi e pregiudizi diffusi all’interno di un tessuto sociale, sfruttando emozioni facili e immediate da suscitare, quali l’ansia, il disprezzo, la rabbia e la frustrazione. La loro diffusione può contare su un uso manipolatorio dei social network e delle logiche che ne garantiscono il funzionamento: in questo modo i contenuti, pur privi di fondamento, guadagnano una tale visibilità che persino le smentite autorevoli difficilmente riescono ad arginarne i danni”.
"Tutti impegnati contro le falsità"
Per Papa Francesco, “la difficoltà a svelare e a sradicare le fake news è dovuta anche al fatto che le persone interagiscono spesso all’interno di ambienti digitali omogenei e impermeabili a prospettive e opinioni divergenti. L’esito di questa logica della disinformazione è che, anziché avere un sano confronto con altre fonti di informazione, la qual cosa potrebbe mettere positivamente in discussione i pregiudizi e aprire a un dialogo costruttivo, si rischia di diventare involontari attori nel diffondere opinioni faziose e infondate”.
Per Papa Francesco, combattere le fake news è compito di tutti. “Nessuno di noi - scrive - può esonerarsi dalla responsabilità di contrastare queste falsità". Ma "se la via d’uscita dal dilagare della disinformazione è la responsabilità, particolarmente coinvolto è chi per ufficio è tenuto ad essere responsabile nell’informare, ovvero il giornalista, custode delle notizie. Egli, nel mondo contemporaneo, non svolge solo un mestiere, ma una vera e propria missione. Ha il compito, nella frenesia delle notizie e nel vortice degli scoop, di ricordare che al centro della notizia non ci sono la velocità nel darla e l’impatto sull’audience, ma le persone. Informare è formare, è avere a che fare con la vita delle persone. Per questo l’accuratezza delle fonti e la custodia della comunicazione sono veri e propri processi di sviluppo del bene, che generano fiducia e aprono vie di comunione e di pace”.
Giornalismo di pace
Il messaggio si conclude infine con un appello “a promuovere un giornalismo di pace, non intendendo con questa espressione un giornalismo “buonista”, che neghi l’esistenza di problemi gravi e assuma toni sdolcinati”. “Intendo, al contrario - precisa Francesco - un giornalismo senza infingimenti, ostile alle falsità, a slogan ad effetto e a dichiarazioni roboanti; un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle, sono al mondo la maggioranza, che non hanno voce; un giornalismo che non bruci le notizie, ma che si impegni nella ricerca delle cause reali dei conflitti, per favorirne la comprensione dalle radici e il superamento attraverso l’avviamento di processi virtuosi; un giornalismo impegnato a indicare soluzioni alternative alle escalation del clamore e della violenza verbale”.
Per una coincidenza il messaggio è stato pubblicato proprio al rientro del Papa dal viaggio in Cile e Perù, dove con le fake news Francesco ha dovuto fare i conti.
"Non nascondere i conflitti sotto il letto"
“Il mio arrivo in Cile era stato preceduto da diverse manifestazioni di protesta, per vari motivi. E questo ha reso ancora più attuale e vivo il motto della mia visita: ‘Mi paz os doy – Vi do la mia pace'", ha detto all’Udienza Generale tenuta in piazza San Pietro. “In particolare – ha assicurato il Papa – ho confermato i miei fratelli nel rifiuto di ogni compromesso con gli abusi sessuali sui minori, e al tempo stesso nella fiducia in Dio, che attraverso questa dura prova purifica e rinnova i suoi ministri”.
Secondo Francesco, è importante in situazioni come quella che si è trovato ad affrontare nella prima parte del viaggio “non nascondere i conflitti sotto al letto”. “Sempre – ha aggiunto – ci sono conflitti, anche a casa, ma non si deve trattare male i conflitti, peggio ancora non bisogna nasconderli sotto al letto. Invece bisogna parlare, dialogare, cercare il momento giusto per appianarli. Il conflitto si risolve col dialogo”.
Per questo, ha ricordato Bergoglio ai fedeli di piazza San Pietro, “nell’incontro con le Autorità politiche e civili del Paese ho incoraggiato il cammino della democrazia cilena, come spazio di incontro solidale e capace di includere le diversità; per questo scopo ho indicato come metodo la via dell’ascolto: in particolare l’ascolto dei poveri, dei giovani e degli anziani, degli immigrati, e anche l’ascolto della terra. Nella prima Eucaristia, celebrata per la pace e la giustizia, sono risuonate le Beatitudini, specialmente ‘Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio’. Una Beatitudine – ha concluso – da testimoniare con lo stile della prossimità, della vicinanza, della condivisione, rafforzando così, con la grazia di Cristo, il tessuto della comunità ecclesiale e dell’intera società”.