I 40 mila euro per aiutare l'ex pm Giancarlo Longo a diventare procuratore di Gela? "E' un falso", "non mi si può cucire addosso l'abito del corrotto". Il pm Luca Palamara, in un'intervista al Corriere della Sera, si difende dalle accuse di corruzione e parla di una "assurda ondata di fango" nei suoi confronti.
"Non ho mai avuto soldi, regali o altri vantaggi, né ho mai barattato le mie funzioni di magistrato", sostiene Palamara. Sui 40 mila euro, l'ex presidente dell'Anm spiega: "E' un falso, lo stesso avvocato Calafiore che avrebbe dovuto pagare quei soldi ha negato. Per fortuna si possono controllare i movimenti bancari. Sono millanterie, io Longo l'avrò visto una volta, e di Gela non mi sono mai interessato. Inoltre non ho fatto nulla per danneggiare chicchessia nella Sezione disciplinare né avrei potuto visto che è un organo collegiale".
Sui suoi rapporti con Fabrizio Centofanti aggiunge: "Io sono stato infettato da un'amicizia e per questo posso essere giudicato. Ma ho avuto rapporti con lui, non con il suo mondo, gli avvocati finiti sotto processo e i loro affari". E i viaggi pagati da Centofanti? "Rientrano in un rapporto che risale al 2008, Fabrizio era amico di mia sorella" risponde, e aggiunge: "niente di male né di sospetto, lui non mi ha chiesto niente". Ma i viaggi pagati restano.. "Li ho pagati io e se non ho potuto dare tutte le ricevute e prove dei versamenti è per motivi privati che ho spiegato al pm. Qualcosa ho trovato, continuerò a cercare, ma non si può cucire addosso l'abito del corrotto per questo". L'anello da duemila euro per una sua amica? "Altra vicenda privata che ho potuto chiarire", precisa ancora.
Palamara parla di "clima avvelenato": "Sentivo dire 'ti vogliono fregare', che non potevo diventare procuratore aggiunto e dovevo ritirare la domanda". E per questo, "ferito e amareggiato" oltre che "molto deluso", dice di aver usato "certe affermazioni in cui ora non mi riconosco. E' un fraintendimento. Certi commenti esasperati - precisa ancora - sono frutto della forte tensione, io mi sentivo in trappola e cercavo una via d'uscita ma non mi riconosco in quelle frasi". Il pm assicura: "Non volevo danneggiare nessuno, ancora oggi mi sento un protagonista della Procura di Giuseppe Pignatone, non volevo vendette, ne' ritorsioni contro di lui o altri".
Sui dialoghi con i deputati del Pd, Cosimo Ferri e Luca Lotti, racconta poi: "Ferri non ha niente contro Pignatone, e si facevano discorsi generici. Il tema era cercare di capire come superare il clima incandescente che si era creato, non danneggiare qualcuno". Forse volevate anche capire se con la nomina di Viola lei poteva diventare procuratore aggiunto, incalza il giornalista. Palamara risponde: "Io ero comunque in difficoltà per questa storia che aleggiava, e cercavo le ragioni dell'ostilità nei miei confronti. Ma adesso tutto questo e' superato, voglio mandare un segnale di distensione. Mi interessa solo scrollarmi di dosso questa assurda ondata di fango".