Oxfam ha lanciato una campagna chiamata "Al giusto prezzo" per accendere i riflettori sulle possibili ingiustizie che si celano dietro a i prodotti alimentari venduti sugli scaffali dei supermercati. Dopo aver indagato le filiere di approvvigionamento dei principali supermercati stranieri e denunciato le pratiche commerciali con cui sono soliti imporre prezzi molto bassi ai produttori di piccola scala, con conseguenze devastanti per i braccianti e gli operai agricoli, Oxfam ha guardato all’Italia dove un lavoratore su due in agricoltura è irregolare.
Le pagine del rapporto, da cui la campagna prende il via, analizzano il grado di impegno con cui i 5 più grandi operatori italiani della GDO (grande distribuzione organizzata) - Coop, Conad, Esselunga, Gruppo Selex (al quale sono collegate insegne come A&O, Famila, C+C, Elite, il gigante, Sole 365 e varie altre), Eurospin – stanno affrontando il tema dei diritti umani nelle proprie filiere di produzione agroalimentare, contribuendo ad eliminare sfruttamento e abusi nelle campagne.
Le pagelle dei 5 big della grande distribuzione
Ne risulta una pagella che fotografa il livello di impegno delle aziende rispetto a quattro temi chiave - trasparenza e credibilità, diritti dei produttori di piccola scala, diritti dei lavoratori agricoli, diritti delle donne - e analizza i passi compiuti dai 5 big della grande distribuzione per assicurare il rispetto dei diritti umani di tutte le persone coinvolte nelle loro filiere di approvvigionamento. Basandosi su dati pubblici resi disponibili dalle stesse aziende, la valutazione è stata condotta adattando una metodologia elaborata da Oxfam e già applicata ai più grandi supermercati internazionali come Walmart, Tesco, Lidl, Aldi e altri (QUI la metodologia).
I risultati evidenziano quindi che delle 5 aziende analizzate, soltanto 3 mostrano di aver avviato un percorso di sostenibilità sociale nelle proprie filiere, seppur con un livello di impegno di diversa intensità.
- Coop è l’azienda che dimostra un livello maggiore di consapevolezza e azione sul tema dei diritti umani nelle filiere totalizzando un 27%;
- Conad arriva all’11%, Esselunga all’8%;
- Selex ed Eurospin ottengono un punteggio pari a 0% in tutte le aree di indagine, in quanto non è stato possibile rintracciare alcun documento pubblico relativo ai temi in questione.
Il valore della pagella non si esaurisce tanto nell’azione di redigere una classifica o di mettere un voto (cosa che di fatto una pagella fa), quanto piuttosto nel dar conto di un percorso di sostenibilità sociale lungo la filiera di produzione a cui il singolo supermercato si sta (o meno) adeguando. È evidente che per il livello di ambizione posto dagli indicatori che guidano l’analisi, basati su standard internazionali, il raggiungimento di una piena sostenibilità sociale (100%) è un percorso in divenire.
“Controllando il 75% di tutto il cibo e le bevande consumati nel nostro paese e 26.000 punti vendita, le aziende della grande distribuzione hanno l’enorme potere di decidere e orientare scelte e prezzi lungo l’intera filiera di produzione. – ha detto Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia – L’estate scorsa, tra il 4 e il 6 agosto, in poco meno di 48 ore, 16 braccianti agricoli sono morti in incidenti sulle strade del foggiano: tornavano dai campi stipati come bestie sui mezzi di trasporto dei caporali. Un reale impegno delle aziende della GDO a cambiare politiche e pratiche del loro approvvigionamento è fondamentale per difendere i diritti dell’ultimo anello della filiera: i braccianti e gli operai che coltivano, raccolgono e confezionano il nostro cibo.”