La partita è finita. L'arbitro si fa consegnare il pallone e le squadre lasciano il campo. Triplice fischio del giudice civile di Palermo, autore della sentenza che ha visto al momento soccombere l'oratorio della parrocchia Santa Teresa del Bambin Gesù e prevalere cinque condomini che avevano denunciato una “rumorosità intollerabile". Al momento, perché il campionato non è concluso. Intanto, incredibile ma vero, pallone 'vietato'. Un oratorio senza pallone sembra non potere esistere. Come togliere il mare a un gruppo di ragazzini in gita in spiaggia. O - si perdoni il paragone - dire Messa senza il Padre Nostro. Non può essere. Ma è questa la conseguenza immediata, nei fatti, della decisione.
Bolla di gommapiuma
Niente pallone in assenza dei lavori di adeguamento per insonorizzare le mura del campetto. Opere per migliaia di euro, quasi 20 mila, secondo una prima stima, quelli necessari per trasformare il campo in una bolla di gommapiuma. Troppi per una parrocchia guidata da religiosi e che si regge sulla buona volontà e sulla provvidenza. Ma tant'è. Ed esplode la protesta tra i fedeli e i volontari della chiesa di via Filippo Parlatore. Il giudice non ha fatto sconti, imponendo, come si evince dall'ordinanza visionata dall'AGI, restrizioni più ampie di quelle richieste.
Ma proprio come nello sport, non è finita finché non è finita. Al termine di una accesa assemblea, con numerose famiglie presenti, la comunità guidata dai Fratelli missionari della misericordia, ha deciso a grande maggioranza di presentare reclamo per provare a ribaltare il verdetto: nuova gara nuovo arbitro dal 31 gennaio e i biglietti sono stati tutti venduti. Gli spalti sono gremiti e l'attesa è fortissima. Palla al centro.
"A rischio altre parrocchie"
In gioco, qualcuno ha detto nel corso dell'affollata adunanza nei locali dell'oratorio, c'è ben più di una lite apparentemente veniale tra uno sparuto gruppo di condomini e una parrocchia. Pare si tratti della possibilità che altri oratori - per loro natura e intuizione del loro "papà", San Giovanni Bosco, sorti in contesti urbani complessi, quali oasi di accoglienza, di reciproco riconoscimento e di sano sfogo nelle periferie o tra anonimi edifici - possano subire le stesse limitazioni. Per la cronaca, chi si era schierato a favore della parrocchia, la vicinissima clinica Torina, anch'essa affacciata sul cortile della struttura, attestando gli effetti terapeutici sui malati, è stata condannata a pagare le spese. Dice uno dei parrocchiani storici, Enzo Sajeva: "Se fa giurisprudenza questa sentenza, cosa succederà ad altri oratori, al Don Bosco, ad esempio, dove l'impegno è continuo e di grande impatto?".
Sconcerto di Fedeli e Volontari, "difendiamo l'Oasi"
Accorato l'appello del vicepresidente dell'associazione, Enzo Mulia: "Non permettiamo che si spenga questa fiammella sul territorio. L'anno scorso, a causa del ricorso, abbiamo mollato su diverse attività. Quest'anno, come chiaro segnale della provvidenza, molta gente anche esterna alla parrocchia, ha chiesto di dare una mano e sono partite attività nuove, con operatori per il calcetto, il basket, l'avviamento allo sport per i bimbi dai 3 ai 5 anni. E poi 15-20 volontari che per quattro giorni alla settimana fanno doposcuola, mamme, nonne, insegnati in pensione; sono arrivati professori di strumenti in percussioni e sono trenta i bimbi iscritti. Non ci scoraggiamo". Anche per Simona Lo Curto "non bisogna fermarsi: facciamo reclamo e in attesa dell'esito si possono potenziare le altre attività e gli altri sport senza palla". E la Diocesi? Non ha intenzione di entrare a gamba tesa, ma avrebbe dato un incoraggiamento ad andare avanti.
I fatti. Calcio d'inizio
A dare il calcio di inizio quasi tre anni fa, con il deposito del ricorso il 17 maggio 2017, è stato un gruppo di condomini del primo, secondo e terzo piano: prima tre, poi altri due che contestavano i "raduni ludici e sportivi con l'impiego di molteplici palloni da gioco e impianti amplificatori durante molte ore del giorno". Da qui la richiesta di "adottare idonei accorgimenti tecnici atti a contenere le immissioni rumorose".
E, segnatamente, l'esecuzione di opere di insonorizzazione dei cesti di pallacanestro, l'installazione di un limitatore di potenza acustica, eseguire le opere necessarie a mettere a norma il campo con un fondo d’erba sintetica e barriere fono-assorbenti o qualsivoglia ulteriore accorgimento ritenuto opportuno, nonché limitare gli orari di accesso all'oratorio e di esercizio delle attività sportive nelle fasce mattutine tra le ore 10 e le ore 13 e in quelle pomeridiane tra le ore 16: e le ore 20, purché in maniera non continuata nel corso dell'intera giornata, nonché sino alle ore 22 per due giorni a settimana", inibendo l'utilizzo di "strumento alcuno di diffusione sonora quali altoparlanti, megafoni, ovvero fischietti e trombette, e limitando esclusivamente a una settimana all'anno lo svolgimento anche da parte di associazioni esterne di tornei di calcio e/o calcetto a livello dilettantistico".
Cartellino rosso alla clinica 'tifosa'
Il 10 luglio 2017 si è costituita la Casa di cura Torina rappresentando che le attività ludiche svolte su quello spiazzo, "lungi dal dare disturbo ai pazienti, allietano piuttosto il loro umore", costituiscono "risorse fondamentali nel percorso terapeutico dei pazienti perché riescono a distrarli dal pensiero continuo della malati", consentendo "di sperimentare una partecipazione alla vita che spesso il confronto constante e quotidiano con la loro patologia gli nega".
La stessa parrocchia ha ricordato che quei luoghi le sono stati donati nel 1955 con l'espressa finalità della "ricreazione dei giovani poveri che frequentano la parrocchia" con destinazione immutabile. Perciò sin dalla sua istituzione l’oratorio ha organizzato e ospitato attività sportive e ricreative con celebrazioni di tornei giovanili. Per di più le attività "non si svolgono in modo disorganizzato essendo invece programmate nel contesto del Csi (Centro sportivo italiano), ente di promozione sportiva di ispirazione cristiana", eccependo "il mancato superamento dei limiti di intollerabilità e l'assenza di periculum in mora: le immissioni rumorose si sarebbero consumate soltanto in modo occasionale".
Niente da fare. Per il giudice "si contrappongono evidentemente due posizioni soggettive di rilievo costituzionale: quella della parrocchia a poter svolgere la propria attività pastorale creando momenti di sana aggregazione giovanile; quella dei ricorrenti di abitare il loro domicilio e di godere gli ambienti domestici che son anche quelli della famiglia".
Ma in questo caso persino l'intervento della casa di cura è da sanzionare con il pagamento delle spese di lite in favore di tutte le controparti in solido liquidandolo in 2.500 euro: "E' intervenuta - spiega il giudice - a sostegno del resistente per far valere il proprio consenso allo svolgimento delle attività ludiche controverse in quanto non lesive ma indirettamente benefiche per i propri pazienti. Si tratta di una situazione di mero fatto non sorretta da alcuna relazione giuridica tra la Casa di Cura e l’esercizio delle attività dell'oratorio".
Fischio finale?
Parla il giudice di "attuale intollerabilità delle attività ricreative e ludiche svolte dall'Oratorio Santa Teresa del Bambin Gesù nell'ambito delle relative attività, anche connesse a quelle parrocchiali" e conseguentemente, andando persino oltre le richieste dei ricorrenti, "inibisce e perciò vieta lo svolgimenti di qualsiasi attività ludica o ricreativa che implichi l'impiego di palloni sugli spazi esterni della parrocchia e dell'oratorio in assenza di porte da gioco calcistico regolarmente munite di reti e distanti almeno un metro e mezzo dalle pareti dell'oratorio, in modo da evitare che le pallonate rimbalzino in modo rumorosissimo contro esse; di barriere perimetrali in gommapiuma intorno al campetto idonee ad evitare il medesimo effetto; stabilisce che la pratica ludica sia limitata ad un solo sport per volta e con l'impiego di una sola palla; vieta l'utilizzo di impianti di amplificazione compreso il megafono; limita il gioco del basket ad una sola volta la settimina per una durata non superiore da un'ora e comunque non oltre le ore 20; limita l'utilizzo degli spazi esterni al seguente orario: mattina dalle ore 10 alle ore 12.30; pomeriggio dalle ore 16 alle ore 21; ma "sempre e soltanto" a giorni alterni (lunedì, mercoledì, venerdì). "Sempre fatte salve le attività liturgiche e le eventuali diverse intese tra gli interessati".
Palla al centro
Per i legali della parrocchia c'è l'anomalia dell'aggravamento delle restrizioni rispetto alle richieste, ma non ci sono prove che giustifichino questa ordinanza, nessuno ha testimoniato in senso tecnico, nessuno ha giurato e la Ctu non ha risposto ai quesiti. E poi il giudice si sarebbe discostato dal precedente. Il nuovo non ha avrebbe preso atto della conciliazione, contraddicendo gli ultimi orientamenti. Ma il punto è questo per la parrocchia, i volontari e le famiglie: non è finita finché non è finita. Chi può fermare davvero lo scatto libero e gioioso di uno stuolo di ragazzini dietro un pallone?