AGI - Che sia o meno la villa di Augusto imperatore, attribuzione probabile dato che c'è la possibilità concreta che sia una proprietà della famiglia di Ottaviano, originario della zona e morto nei dintorni di Nola, a 10 chilometri in linea d'aria, è un dibattito da studiosi. Di certo il sito archeologico in località Starza, alle pendici nord-orientali di Somma Vesuviana, nel cuore delle campagne attorno al Vesuvio, è ciò che resta di un complesso imponente di strutture romane del II secolo che si sviluppa tra terrazze in un contesto paesaggistico notevole.
Importanza della villa
Importante, al punto di essere ricostruita dopo la spaventosa eruzione pliniana del 79 d.C. che distrusse tante città della costa ed ebbe conseguenze anche nell'interno. La villa, inoltre, è luogo simbolo della collaborazione tra scienziati di ogni parte del mondo e di discipline diverse. Dal 2002 è scavata, infatti, su progetto dell'archeologo Antonio De Simone, a lungo docente alla Federico II e poi dell'ateneo privato Suor Orsola Benincasa, dall'università di Tokyo.
L'interesse archeologico e vulcanologico
L'esplorazione del sito ha due facce: da una parte l'interesse archeologico, per disseppellire e studiare i mutamenti di una residenza che divenne negli anni impianto produttivo, dall'altra quello vulcanologico, dato che la tipologia di eruzioni documentate del Vesuvio collima con quelle registrate o possibili di vulcani del Giappone.
Riapertura straordinaria
Domani la villa vedrà una riapertura straordinaria che coincide con l'inizio dei Riti della Montagna (con la 'm' maiuscola, il Vesuvio nel linguaggio colloquiale di queste zone, ndr.), una festa antica che risale almeno al 1622 a Somma Vesuviana, che culmina con i falò, dedicata alla Madonna e punteggiata da canti tradizionali e dal suono delle tammorre.
Strumenti e incisioni
Proprio quello strumento sembra essere rievocato da incisioni della villa. "Nel fregio del portale che troviamo all'interno del sito archeologico ci sono delle forme circolari. Queste forme simboleggiano lo strumento musicale della tammorra che all'epoca romana veniva chiamato tympanon", spiega Antonio De Simone.
Collaborazioni e scavi
L'apertura della villa è organizzata dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l'Area Metropolitana di Napoli, insieme al Comune di Somma Vesuviana, e alla Pro Loco con le associazioni Tramandars e Amici del Casamale. La villa è stata scavata per una superficie di circa 2.000 metri quadrati, ma se le campagne di ricerca proseguono, potrebbe riservare molte sorprese, compreso un complesso termale di epoca augustea, "un sistema che doveva riscaldare una villa importante", aggiunge l'archeologo.
Il vino e la storia
"Siamo in un territorio che ha valenze magiche. Questa è la terra di Dioniso, la terra del Vesuvio, dove si produceva un vino eccezionale che da questa terra giungeva nel Mondo Antico, fino in India - racconta ancora -. Quando abbiamo deciso di iniziare lo scavo, è perché si favoriva sulla villa dove sarebbe morto Augusto. Per due decenni, lo scavo aveva dato risultati diversi ma non meno interessanti. È venuta alla luce una villa costruita circa 200 anni dopo la morte di Augusto, testimoniando però la continuità di vita su questo territorio."
Le stratificazioni archeologiche
"Negli ultimi due anni, però, sono incominciati a venire alla luce tanti segnali estremamente interessanti. Io ho coltivato sempre la speranza che ci fosse una fase più antica. L'evidenza archeologica che è venuta a rivelarsi, piano piano, in due anni di lavoro silenzioso, è che la villa costruita sul finire del II secolo d.C. ha un precedente in una villa che è stata forse abbandonata, o dismessa, o smontata e comunque scomparsa dalla vita a causa dell'eruzione del 79 d.C".
Le eruzioni e le strutture
Un sito archeologico in verticale, all'interno del quale sono venute alla luce ben quattro stratificazioni geologiche di quattro eruzioni: quella del 79 d.C., la più conosciuta, che ci ha lasciato Pompei, Ercolano, la villa di Poppea ad Oplonti e quella di Somma Vesuviana; quella del 472 d.C.; quella del 512 d.C.; e quella del 1631, che ha consolidato la tradizione dei Riti della Montagna.
La villa dopo l'eruzione
"L'eruzione del 472 d.C. copre per tre quarti il sito, ma non tutto. Il tema dominante delle decorazioni della villa è quello dionisiaco, dal grappolo di vino al volto di Dioniso che compare nelle decorazioni. Abbiamo ancora i dolia (grande contenitore di terracotta per contenere olio e vino, ndr.) da esplorare e che risalirebbero a un periodo anteriore alla villa che si trova in superficie", spiega ancora l'archeologo.
Conclusione: un sito ricco di storia
La villa, a differenza di Ercolano e Pompei, è in grado di raccontarci il periodo immediatamente successivo al 79 d.C. con il rinvenimento di grandi ed imponenti ambienti, la stratificazione geologica dell'eruzione del 472 d.C., importanti strutture, affreschi, pavimenti mosaicali, celle vinarie, statue, per una grandezza di circa 3.000 metri. Ma anche il periodo antecedente l'eruzione, arrivando all'epoca augustea e fino a quattro secoli dopo l'eruzione che coprì le altre città della costa.
La villa di Augusto
Per De Simone, Augusto, stanco e anziano, che poteva decidere di andare nelle sue ville a Posillipo o a Capri, "ha preferito ritirarsi qui, in questa zona". Gli ultimi rinvenimenti venuti alla luce a Somma Vesuviana, che attestano questa prospettiva di ricerca, testimoniano la fase augustea della Villa portata alla luce. "C'è questa realtà di carattere cronologico che rimanda a una presenza storica che è molto importante. Noi abbiamo portato alla luce il deposito delle anfore e abbiamo ritrovato, al di sotto del deposito, una zona che ha a che fare con la produzione di energia. Sono venute alla luce delle fornaci, dato che all'interno c'era del carbone e c'era legno bruciato, che probabilmente serviva per l'alimentazione di energia in un probabile grande quartiere termale appartenuto ad un privato e non di uso pubblico."