AGI - L'industria dell'arte italiana ha generato nel 2023 un giro d'affari diretto pari a 1,36 miliardi di euro e un impatto economico complessivo di 3,86 miliardi di euro. Nonostante ciò, il settore sta vivendo una preoccupante contrazione. Negli ultimi anni, infatti, le 1.618 gallerie d'arte e i 1.637 antiquari attivi sul territorio nazionale hanno visto diminuire progressivamente il proprio numero e il proprio fatturato reale a causa non solo dell'aumento dei costi operativi, ma anche per via di un sistema fiscale non allineato a quello degli altri Paesi europei e gravato dall'aliquota IVA più elevata a livello comunitario.
Disallineamento fiscale con Francia e Germania
In particolare, vi è un disallineamento con Francia e Germania che hanno deciso di estendere dall'1 gennaio 2025 il regime agevolato: la Francia del 5,5% a tutte le transazioni artistiche, incluse le importazioni e le cessioni, e la Germania, di conseguenza, con la riduzione della propria aliquota al 7%. In Italia, oggi la cessione di opere d'arte è soggetta all'aliquota ordinaria del 22%, la più alta in Europa. Sono i numeri presentati dallo studio "Arte: il valore dell'industry in Italia", promosso dal Gruppo Apollo e realizzato dall'Osservatorio Nomisma, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. L'evento si è svolto a Palazzo Wedekind alla presenza del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e dei presidenti delle Commissioni Cultura di Senato e Camera, Roberto Marti e Federico Mollicone.
Le parole del ministro Giuli
"Posso dire senz'altro che il Ministero dell'Economia è d'accordo con noi e le coperture verranno trovate e l'IVA verrà abbassata - ha detto il ministro della Cultura Alessandro Giuli, nel suo intervento -. La riduzione del regime fiscale è una battaglia storica che l'attuale governo ha ingaggiato da tempo perché è evidente che l'Italia rappresenta un'eccellenza, non solo dal punto di vista del patrimonio ma anche della dinamicità" - ha spiegato Giuli. "Oggi siamo a un bivio che rischia di diventare un punto di non ritorno. Per cui posso dire senza indugio che siamo vicini a ottenere quel risultato che tutto il settore del mercato dell'arte sta aspettando da tempo".
Perdite economiche se non si adegua l'Iva
"Abbiamo stimato che se l'Italia decidesse di non adeguarsi rispetto alla gestione dell'IVA, la perdita di fatturato entro il 2027 sarebbe del 28%, con picchi anche del 50% per le gallerie più piccole che meno possono ricorrere all'estero per stemperare questa situazione. Viceversa, con un adeguamento si andrebbe a dare ossigeno al settore incrementando la competitività dell'Italia, riportandola in una situazione di hub più centrale, soprattutto per andare a combattere da questo punto di vista la gestione francese ma anche gli altri competitor europei", ha evidenziato Roberta Gabrielli, Head of Marketing di Nomisma.
Il problema dell'Iva in Italia
Infatti, una problematica sollevata durante l'evento è proprio quella dell'IVA sulle transazioni che in Italia è al 22%, contro Francia e Germania che, a partire da gennaio 2025, l'hanno abbassata rispettivamente a 5,5% e 7%. "È uno studio importante - ha continuato Gabrielli - perché è il secondo rapporto rispetto a quello presentato nel 2021. Di fatto diamo un aggiornamento rispetto al valore dell'industria dell'arte che cresce e arriva a superare 1,36 se consideriamo le società di capitali dei principali operatori dell'arte, ma che raggiunge sostanzialmente 1,08 se consideriamo anche tutte le società di persone e le realtà più piccole. Questo valore di giro d'affari ha un impatto sull'economia italiana che supera i 3,86 miliardi, con un effetto moltiplicatore sull'economia italiana del 2,8".
La direttiva europea e il ritardo dell'Italia
Per Alessandra Di Castro, presidente del Gruppo Apollo, "tutto parte da una Direttiva europea, la 542 del 2022 che ha dato possibilità ai Paesi europei di abbassare l'aliquota IVA sulle compravendite di opere d'arte. Quindi l'Italia si è mossa, ha chiesto di entrare nel merito di questa Direttiva, è stata battuta tempestivamente da Francia e Germania che hanno abbassato rispettivamente l'aliquota per la compravendita di opere d'arte al 5,5 e al 7%. Abbiamo costruito, grazie al contributo di Nomisma e con il sostegno del Gruppo Intesa Sanpaolo, un'indagine che rappresentasse i numeri del mercato dell'arte in Italia e oggi, devo dire con grande soddisfazione, che il ministro Giuli è intervenuto dandoci finalmente garanzie che questa aliquota IVA sarà abbassata anche in Italia".
Il mercato dell'arte e la concorrenza internazionale
Di Castro ha parlato del mercato internazionale: "Ricordiamoci che il mercato dell'arte è uno dei più globalizzati che ci sono al mondo: si spostano gli operatori, ci sono le fiere, si spostano anche le opere d'arte. Quindi la nostra speranza è che l'aliquota venga abbassata per le transazioni, ma anche per l'importazione dove l'Italia ha un'IVA al 10% e la Francia, come sappiamo già da anni, al 5,5%.".
La reazione politica all'annuncio di Giuli
"Accogliamo con favore l'annuncio del Ministro della Cultura Alessandro Giuli sull'ok del MEF alla riduzione dell'IVA sulle cessioni di beni d'arte, una misura incomprensibilmente esclusa dal Decreto Cultura", ha commentato Irene Manzi, capogruppo democratica nella Commissione Cultura della Camera. "Si tratterebbe di un passo importante per sostenere il mercato dell'arte in Italia, un settore che merita maggiore attenzione e misure concrete per favorirne la crescita ed evitarne il declino competitivo, anche alla luce degli interventi fiscali già adottati da altri Paesi europei. Auspichiamo che questo annuncio si traduca rapidamente in un intervento legislativo effettivo e non resti l'ennesima promessa senza seguito. Saremo attenti a monitorare il percorso parlamentare della misura, ribadendo l'assoluta incomprensibilità della scelta di non averla inclusa nel Decreto Cultura. Una scelta che ci porta ad essere diffidenti sugli annunci di oggi. Al tempo stesso, ci auguriamo che il Governo mostri lo stesso impegno anche sulle molte altre questioni ancora irrisolte che riguardano il patrimonio culturale e il suo sviluppo nel nostro Paese".
Mollicone, "reazione di Francia e Germania all'Italia"
"La presentazione del rapporto Nomisma sullo stato dell'arte in Italia - è la riflessione di Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati - è fondamentale perché evidenzia gli indicatori che l'arte stessa sviluppa come indotto. Il moltiplicatore è 2,8, quindi per ogni euro investito se ne producono 2,8. In più c'è la proiezione di cosa accadrebbe se non venisse introdotta un'aliquota di abbassamento dell'Iva rispetto a quella esistente e gli effetti non sarebbero positivi per il dumping degli altri Paesi europei. Ma su questo bisogna ricordare che l'Italia è stata la prima nazione in Europa nel 2023 nella legge di Bilancio con un emendamento a mia prima firma a inserire la delega al governo tuttora attiva per abbattere l'Iva nell'arte. Questo è fondamentale per capire che la reazione degli altri Paesi, Francia e Germania in testa, è stata di un intervento di reazione. Ora il ministro Giuli, con il ministro Giorgetti, quindi il MiC e il Mef, stanno completando l'iter, trovando la copertura e presto ci saranno ottime novità".