AGI - "Ho fatto del male a mia moglie". E' la spiegazione che un uomo di 48 anni, in evidente stato di agitazione, ha riferito agli agenti del commissariato di Spoleto, mentre minacciava di gettarsi nel vuoto dal ponte delle Torri di Spoleto. E mentre i poliziotti imbastivano con l'uomo una trattativa per invitarlo a rinunciare al gesto estremo, nell'abitazione della coppia, nel centro storico della cittadina umbra, altri agenti, assieme ai vigili del fuoco, hanno trovato il corpo senza vita della moglie, Laura Papadia, 37 anni da compiere. La donna era sul letto, presumibilmente strangolata. Il marito, a quel punto, è stato portato in commissariato dove ha fatto importanti ammissioni. Stando ai primi accertamenti effettuati nell'abitazione della coppia, con la partecipazione del procuratore capo di Spoleto, Claudio Cicchella, e del pm di turno, il 48enne è accusato di essere l'autore del femminicidio, anche se le ragioni del gesto sono tutte da chiarire, e da mercoledì sera è rinchiuso in carcere. I vicini raccontano di una coppia normale. L'uomo, agente di commercio, è stato comunque fermato su ordine del magistrato. La moglie, di origini siciliane, dipendente di un supermercato, era piuttosto conosciuta in città dove viveva da alcuni anni.
"La notizia dell'ennesimo femminicidio, il secondo dall'inizio dell'anno in Umbria, ci lascia sgomenti e addolorati. Una tragedia inaccettabile che impone una riflessione profonda e un impegno ancora più forte per contrastare la violenza sulle donne". Lo ha detto la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti. "Non possiamo più permettere che accadano simili atrocità. La prevenzione passa attraverso l'educazione e la formazione, strumenti fondamentali per costruire una cultura del rispetto e della parità. Rafforzare la rete di protezione e sostegno è essenziale affinchè nessuna donna resti sola di fronte alla violenza", ha aggiunto ancora la presidente. "La mia azione di governo è focalizzata sul rafforzamento dei sistemi di protezione per le donne per garantire interventi rapidi già ai primi segnali di violenza nelle relazioni a rischio. Allo stesso tempo, è essenziale sviluppare percorsi dedicati al recupero di chi esercita violenza, affinchè si possano contrastare le radici di questo fenomeno con strumenti adeguati e mirati, ha concluso Proietti.