AGI - Negli ultimi 3 mesi più di 300.000 rifugiati siriani sono tornati nel loro paese natio dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad. Lo ha riferito Céline Schmitt, portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) in conferenza stampa da Ginevra. A questo si aggiungono i 900.000 sfollati "interni" che, spostandosi dentro il Paese, hanno ripreso possesso delle loro case. "In totale, 1,2 milioni di persone sono rientrate dall'inizio di dicembre”, ha aggiunto. Quasi la metà dei rifugiati che hanno (ri)superato il confine aveva cercato conforto e riparo in Turchia.
Ma il futuro ora non è semplice. La caduta del regime ha messo a nudo le sfide economiche della nuova Siria, che ora cerca di sopravvivere nonostante la mancanza di turismo estero, il calo delle esportazioni e il blocco finanziario globale dovuto a sanzioni e limitazioni. Uno scenario preoccupante e che avrà bisogno di molto tempo per essere superato.
Un rapporto del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), pubblicato a fine febbraio, spiega come i 14 anni di conflitto civile siriano abbiano invertito quasi quattro decenni di progressi nelle aree economiche, sociali e del capitale umano del Paese. Secondo lo studio, l'economia siriana non raggiungerà i livelli precedenti al conflitto prima del 2080, se continuerà al ritmo di crescita attuale. A Damasco, particolare, l'economia locale soffre della mancanza di visitatori stranieri, fondamentali per alimentare molti settori, e dell'impossibilità di esportare prodotti e materie prime all'estero, come il noto sapone di Aleppo.
Sapone e povertà
Il sapone di Aleppo - tradizionalmente prodotto con olio d'oliva e alloro - è considerato uno dei più antichi al mondo ed è anche un simbolo culturale della città, una città che ha subito grandi devastazioni durante la guerra. Una precarietà che ha seriamente compromesso la produzione di questo prodotto. Il recupero di questa industria, con il rilancio delle eccellenze locali, potrebbe contribuire alla ripresa del Paese.
Oggi, del resto, si stima che il 90% dei siriani viva in povertà e che il prodotto interno lordo (PIL) del Paese si sia più che dimezzato dal 2011. Il tasso di disoccupazione è triplicato, con una persona su quattro senza lavoro. La distruzione delle infrastrutture pubbliche ha ulteriormente aggravato l'impatto del conflitto. Per accelerare la ripresa in 10 anni, il tasso di crescita annuale dovrebbe aumentare di sei volte e di dieci volte per raggiungere la piena ripresa in 15 anni.
Le sanzioni Internazionali
Le sanzioni internazionali - principalmente da parte dell'Unione Europea (UE) e degli Stati Uniti - sono un grosso problema. Sono state introdotte a partire dal 2011 in risposta alla violenta repressione del regime di Al Assad nei confronti dei manifestanti durante le proteste della Primavera araba. Il 24 febbraio scorso, Bruxelles ha sospeso alcune sanzioni che riguardavano i settori dei trasporti e dell'energia, con l'intento di sostenere una transizione politica e accelerare la stabilizzazione. La rimozione delle sanzioni è stata il pilastro principale della politica estera del nuovo governo guidato da Ahmed al Sharaa.