AGI - Tra i colpevoli che eseguirono materialmente la strage alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980, "vi era senza ombra di dubbio il latitante Paolo Bellini, la cui presenza in stazione al momento dell'attentato era finalizzata a trasportare, consegnare e collocare quantomeno parte dell'esplosivo e a fornire un materiale supporto all'azione degli altri compartecipi, nella piena consapevolezza che nella sala d'aspetto di seconda classe sarebbe stato collocato un micidiale ordigno". A scriverlo, nero su bianco, è la Corte d'Assise di Bologna, nelle motivazioni della sentenza dell'ergastolo per Paolo Bellini, l'ex di Avanguardia nazionale ritenuto uno degli esecutori materiali della strage.
L'attentato, uno dei più sanguinosi degli anni della strategia della tensione e della storia repubblicana, stroncò la vita di 85 persone e lasciò tra le macerie della stazione oltre 200 feriti. I giudici hanno stabilito dei punti fermi che potranno essere scalfiti solo da un'eventuale sentenza della Cassazione. Oltre alla colpevolezza di Paolo Bellini, un'altra certezza, per i magistrati della Corte, è il ruolo di Licio Gelli come "finanziatore consapevole" della strage.
"Il quadro probatorio - scrivono nelle motivazioni - evidenzia che gli autori materiali della strage sono stati coordinati nell'esecuzione da funzionari dei servizi segreti e da altri esponenti di apparati dello Stato 'deviati', che a loro volta hanno risposto alle direttive dei vertici della P2, il cui capo indiscusso, Licio Gelli, ha sia direttamente finanziato la strage, sia organizzato ripetute operazioni di depistaggio, anche mediatico". Gelli, secondo i giudici, pago' sia per l'attentato che per i depistaggi dei compensi definiti, in date precise.
"È provato - spiegano - che pochi giorni prima della strage di Bologna, Marco Ceruti, factotum di Licio Gelli, e anche quest'ultimo, si trovassero a Roma laddove vi erano anche due degli esecutori materiali del grave crimine, con la conseguenza che in uno di questi giorni (il 30 o il 31 luglio 1980) è stato possibile consegnare al Fioravanti e alla Mambro, o a un loro emissario, il compenso in denaro pattuito per commettere la strage". E ancora: "Gelli versò un milione di dollari in contanti dal 20 al 30 luglio 1980 al suo factotum Marco Ceruti, 850.000 dollari a un certo 'Zaff', identificato come Umberto D'Amato, prima del 22 agosto 1980, e 20.000 dollari a tale 'Tedeschi', ritenuto appunto Mario Tedeschi".
Quest'ultima somma, secondo i giudici, sarebbe stata "il corrispettivo per la redazione di articoli a supporto mediatico delle strategie di Gelli anche relative alla strage di Bologna". Infine, la Corte d'Assise d'appello di Bologna ritiene provato che Gelli versò a saldo, sempre a Ceruti, altri quattro milioni di dollari a partire dal 22 agosto 1980 "in relazione all'operazione 'Bologna'". Quanto alle motivazioni che spinsero Bellini a diventare esecutore materiale dell'attentato, anche su queste la Corte d'Assise non ha dubbi.
La strage di Bologna - sottolineano - fu eseguita da "un commando terroristico composto da più cellule costituite a loro volta da più soggetti provenienti da varie organizzazioni eversive di destra, uniti dal comune obiettivo di destabilizzare l'ordine democratico o, comunque, anche da soggetti legati ad apparati istituzionali 'deviati' disponibili a partecipare a gravissime operazioni delittuose per ricevere in contropartita agevolazioni, protezioni ed anche compensi in denaro".
"Alcuni degli esecutori materiali, come Sergio Picciafuoco e Paolo Bellini - approfondiscono i giudici - potrebbero aver agito anche perseguendo soltanto propri specifici e ulteriori obiettivi, vale a dire un rilevante compenso economico, nonché continuare ad avere 'coperture' e 'protezione' ad opera di apparati deviati dello Stato, pacificamente acclarate in favore di Paolo Bellini, sia prima che dopo la Strage di Bologna". "Oggi le motivazioni della sentenza di condanna di Bellini aggiungono importanti punti fermi sulla Strage del 2 Agosto, sia in ordine alla presenza di Bellini e alla sua attiva e consapevole partecipazione, sia sulle motivazioni che stanno dietro un atto cosi' grave, che ha lasciato ferite indelebili per le vittime e i loro familiari, per Bologna e la democrazia".
Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, riassume il senso di una giornata che sarà uno spartiacque non solo per i parenti delle vittime ma per il Paese intero: "Ci sono voluti più di quarant'anni per leggere, nero su bianco, nomi, circostanze e moventi, ma la giustizia alla fine, quando cercata con tenacia e determinazione, arriva" sottolinea. Ora manca l'ultima tappa del percorso: il giudizio in Cassazione. Il 15 del mese arriverà davanti alla Corte la sentenza dell'ergastolo a Gilberto Cavallini, ritenuto dalla Corte d'Appello di Bologna il 'quarto uomo' autore della strage, dopo Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, già condannati in via definitiva.
Dopo ci sarà, in data ancora da fissare, l'udienza in Cassazione per Paolo Bellini. I legali dei parenti delle vittime e delle altre parti civili sono già pronte: "La motivazione della Corte d'Assise d'appello di Bologna è meticolosa e puntuale in ogni argomento utilizzato per confermare le condanne. Siamo soddisfatti: è frutto di un lavoro imponente che continueremo a fare, difendendo le due motivazioni nel grado di legittimità in Cassazione" commentano gli avvocati Andrea Speranzoni, Lisa Baravelli, Alessandro Forti e Alessia Merluzzi.