AGI - Diciannove indagati a Taranto per il commercio di cozze nere inquinate, soprattutto dalle diossine. Il pubblico ministero Francesco Ciardo ha chiuso le indagini e formalizzato il relativo avviso. In 6 rispondono di associazione a delinquere. Tra gli indagati ci sono mitilicoltori, commercianti e ristoratori. Questi ultimi sia del capoluogo che dei centri del Tarantino.
Le cozze sono il prodotto di punta dell'economia ittica locale e la Procura contesta la provenienza dalla foce del fiume Galeso, alle porte di Taranto, delle cozze inquinate e quindi dannose per la salute pubblica. I mitili erano infatti allevati in acque interdette che fanno parte dell'area denominata primo seno del Mar Piccolo, un mare interno dove le autorità sanitarie e l'Arpa, l'Agenzia per l'ambiente della Regione Puglia, hanno verificato la presenza di inquinanti come pcb (sigla di policlorobifenili) e diossine.
Tant’è che un'ordinanza regionale, rinnovata a settembre scorso per 36 mesi, sottopone a misure di controllo le cozze allevate in questo tratto di mare. L'ordinanza, firmata dal governatore pugliese Michele Emiliano, stabilisce infatti che entro il 28 febbraio di ogni anno la movimentazione del novellame regolarmente allevato (mitili con lunghezza delle valve inferiore ai 3 cm) dal primo seno del Mar Piccolo verso altre zone, "deve avvenire esclusivamente previa autorizzazione dell'autorità di controllo e dopo aver verificato che i livelli di diossine e pcb siano conformi ai limiti di legge. I mitili che non rispettano quanto previsto dall'ordinanza devono essere sequestrati e distrutti".
La Procura ha accertato che le cozze allevate in questo specchio d'acqua venivano avviate alla vendita in assenza delle norme igienico-sanitarie e della relativa etichettatura finalizzata alla tracciabilita' del prodotto. Si determinava perciò un pericolo per salute pubblica.