AGI - La "Madonna con Bambino e San Giovannino", nota come "Madonna del Melograno", attribuita al pseudo Pier Francesco Fiorentino (1444-1499), è tornata a casa. La preziosissima tempera su tavola del '400 oggi è stata riconsegnata dai Carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale al Museo civico di Gubbio (Perugia), proprietario del dipinto trafugato da ignoti nella notte tra il 18 e il 19 marzo del 1979: i ladri-acrobati, aiutandosi con una corda da alpinista, si erano calati per una trentina di metri da una delle finestre più alte della Pinacoteca portando via la tavola, inizialmente accostata alla scuola di Filippo Lippi e poi attribuita al suo seguace Pier Francesco Fiorentino.
In tutti questi anni i Carabinieri tutela patrimonio culturale non hanno mai smesso di cercarla, in Italia e all'estero, anche con 'annunci' sui mass media e in tv, in programmi come il "Maurizio Costanzo Show" e "Chi l'ha visto?", fino al recupero avvenuto il mese scorso, direttamente dalle mani dell'uomo che ne era entrato in possesso ignorandone il reale valore e che in assoluta buona fede aveva contattato i Carabinieri per saperne di più.
Gli investigatori hanno accertato che prima di arrivare nelle sue mani, pochi giorni prima del sequestro, la tavola era stata nascosta e custodita, per qualche tempo, in un magazzino sotterraneo di Imola (Bologna), per poi essere rinvenuta durante uno sgombero su di una mensola.
L'immagine dell'opera rubata all'epoca del furto era stata inserita nella "Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti" gestita dal Comando tutela patrimonio culturale e nell'edizione 1982 del Bollettino delle opere d'arte trafugate: dai primi confronti i militari hanno rilevato subito notevoli analogie tra il dipinto recuperato e quello rubato nel '79. Ma per avere la certezza dell'identificazione, si è andati alla ricerca delle "impronte digitali" del dipinto, nella circostanza ben 14 particolari irripetibili, quali cadute pittoriche, fori di tarlo o danneggiamenti localizzati sulla superficie pittorica.
Anche i funzionari della Pinacoteca del Comune di Gubbio, dopo attenta visione della tavola, l'hanno riconosciuta senza alcun dubbio come l'opera d'arte rubata 45 anni prima, individuando un ulteriore elemento irripetibile: due fori di chiodi localizzati sulla cornice in basso a sinistra che in origine assicuravano la targhetta con il numero di inventario dell'ente proprietario.