AGI - Nel processo a Filippo Turetta, accusato dell'omicidio di Giulia Cecchettin, è il giorno della difesa. Dopo la richiesta di condanna all'ergastolo avanzata ieri dal pm Andrea Petroni, oggi a Venezia hanno preso la parola gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera che assistono lo studente di ingegneria. Turetta, presente in aula, non ha fatto dichiarazioni e il 3 dicembre prossimo, quando la corte d'assise uscirà dalla camera di consiglio con la sentenza, conoscerà il suo destino processuale.
Caruso, che alla fine del suo intervento ha chiesto che non vengano attribuite all'imputato le aggravanti della crudeltà, della premeditazione e degli atti persecutori e che gli siano riconosciute le attenuanti generiche (richiesta che, se accolta, porterebbe Turetta a evitare l'ergastolo), ha cominciato l'arringa rivolgendo un appello ai giudici: "Voi non dovete emettere una sentenza giusta ma secondo la legalità. La civiltà del diritto vi impone di giudicare Turetta con una mano legata dietro alla schiena che non corrisponde alla legge del taglione. Questa è la civiltà del diritto alla quale contribuirete ancorché avreste da applicare la pena massima prevista dall'ordinamento".
"Quello di Filippo Turetta non è un caso di scuola di premeditazione come detto dal pm - ha aggiunto Caruso -. Non c'è stata premeditazione dal punto di vista 'ideologico'". In questo processo "se c'è una personificazione dell'insicurezza, dell'indecisione e della mancanza di personalità quello è Turetta". Per convincere la corte delle sue argomentazioni, il penalista ha riletto alcuni brani dei verbali di interrogatorio e del memoriale in cui lo studente afferma che il suo intento era quello di sequestrare Giulia. "Avevo fatto la lista delle cose da fare per rapirla, la cosa che volevo di più era tornare insieme" è stata una delle risposte, letta in aula dall'avvocato Caruso in aula, che diede l'imputato al pm Petroni alla domanda se avrebbe voluta ucciderla. "Nel caso di Turetta c'è un'intermittenza insanabile che non radica il proposito criminoso" ha spiegato il legale, facendo riferimento ai dubbi del suo assistito.
"Veramente credete che Turetta si prefigga di farla franca ed evitare l'ergastolo?", ha chiesto Caruso alla corte, facendo riferimento alle parole del pm che ieri aveva detto di essersi sentito "preso in giro" da Turetta. "Dico una cosa molto triste. Sapete qual è l'unico ambiente ospitale per lui in cui può essere considerato un essere umano? E' il carcere, sono i compagni di cella, forse perché vivono di un'umanità compromessa, di un'incrinatura più o meno irreparabile della loro condizione esistenziale. La società oggi non è pronta per ospitare Turetta ed è giusto che sia così perché la pena significa tempo, tanto tempo. Lui sa che gran parte della sua giovinezza la trascorrerà con questa umanità compromessa".
E ancora: "Filippo Turetta ha agito in preda all'emotività, nell'alterazione di una situazione emotiva in cui ha agito con concitazione. E' un omicidio efferato ma non ha agito con crudeltà", ha ribadito l'avvocato Caruso, confutando la tesi del pm su questa aggravante. Così come, a suo dire, non è vero che Giulia fosse vittima di stalking da parte del fidanzato. "Non aveva paura di lui tanto è vero che è andata all'ultimo appuntamento e che i comportamenti del ragazzo non avevano provocato un grave e perdurante stato d'ansia in Giulia. Lei non ha cambiato stile di vita, ha fatto gli esami, stava per laurearsi, andava con lui ai concerti e uno di questi era in programma anche in una data successiva all'omicidio. Giulia va dallo psicologo ma non risulta che dica di avere paura di Filippo, va per altre ragioni. Quando lei dice 'Filippo mi fai paura' lei ha paura che lui si faccia del male'. Filippo era ossessionato da Giulia ma l'aggravante non c'è".