AGI - "Gli accertamenti da fare sono delicati e complessi", aveva dichiarato al termine dell'autopsia il patologo legale Giuseppe Bulla, consulente di parte nominato dalla famiglia della quindicenne che è stata trovata impiccata ad un albero, a Piazza Armerina (Enna), il 6 novembre scorso. L'esame, eseguita all'ospedale Umberto I di Enna, non avrebbe chiarito con certezza le "anomalie", che pure in parte appaiono come tali, denunciate dalla madre e dalla sorella della studentessa già all'indomani della tragica scoperta del corpo.
La tesi dei familiari
Entrambe hanno sostenuto che non si spiega come la congiunta possa essersi impiccarsi in circa 45 minuti, il tempo trascorso da quando la madre l'ha lasciata a casa per andare a sbrigare alcune commissioni, ed è tornata, trovando la figlia impiccata a un pino, a poca distanza da casa. Un lasso di tempo breve, durante il quale era entrata in casa, rovistato in camera sua, trovata a soqquadro, quindi sarebbe uscita in giardino, avrebbe sciolto la corda di un'altalena con la quale avrebbe realizzato un cappio utilizzato poi per impiccarsi ad un albero. L'inchiesta aperta dalla procura di Enna e poi passata per competenza alla procura per i minori di Caltanissetta ipotizza il reato di istigazione al suicidio.
"Certo che non si è ammazzata - aveva dichiarato la sorella della quindicenne che insieme alla madre ha sempre respinto la tesi del suicidio - ci sono troppe cose che non hanno senso. Sapete come è stata trovata? Aveva la corda avvolta al collo e al ventre, era inginocchiata, la porta era aperta e la stanza era a soqquadro". Elementi che l'autopsia non avrebbe chiarito in modo definitivo, insieme alla circostanza secondo la quale le scarpe della quindicenne sarebbero state prive di fango.
Il consulente di parte ha aggiunto dopo l'autopsia che per avere un quadro più chiaro serve analizzare altri elementi, tra i quali i vestiti indossati dalla ragazzina sottolineando che ogni valutazione è possibile solo a conclusione di tutti gli accertamenti e sottolineando gli spunti emersi dall'autopsia sono "interessati, ma da soli non sono sufficienti per una conclusione. Non abbiamo elementi sufficienti per potere confermare o escludere nessuna ipotesi, in questo momento, in assenza degli altri dati. Ci vorrà del tempo - per il patologo - per acquisire questi elementi. L'accertamento non è completato. Continueremo nelle prossime settimane. La causa della morte sarà approfondita con gli ulteriori accertamenti".
Al momento, quindi, si può parlare di un suicidio, anche se le indagini non escludono altre ipotesi. Intanto gli inquirenti non avrebbero ancora trovato il video intimo che riprenderebbe la ragazzina con un coetaneo per il quale sarebbe scoppiata la lite a scuola con una compagna che, durante la ricreazione, l'aveva accusata di "averci provato con tutti i suoi ex fidanzati". Una discussione molta accesa, al culmine della quale ci sarebbe stato anche qualche spintone, mentre altre ragazzine, in capannello tra le due litiganti, avrebbero pesantemente insultato la quindicenne. Il suono della campanella aveva interrotto tutto, ma la studentessa tornata in classe, aveva detto all'insegnate di non sentirsi bene e di volere tornare a casa.
Erano stati chiamati i genitori che erano andati a prenderla. Una volta a casa lei era entrata mentre la madre era andata a fare la spesa, assentandosi per meno di un'ora e facendo la tragica scoperta al rientro. A oggi, malgrado le ricerche degli inquirenti, di quel video, che secondo le voci circolate nella citta' dei mosaici era stato diffuso su alcune chat di adolescenti, non avrebbero trovato alcuna traccia. Gli inquirenti avrebbero acquisito ed esaminato i cellulari di 8 persone, presumibilmente coetanei della quindicenne, ma non sarebbe stato trovato alcun fotogramma che riprende la giovane e tanto meno in atteggiamenti intimi.