AGI - "Ha risposto a tutte le domande, così come ha fatto anche nel 2018 quando fu sottoposto ad altro interrogatorio nell'ambito di questo procedimento". Così, all'AGI, l'avvocato Giovanni Annunziata, legale di Giuseppe Cipriano, uno dei quattro arrestati nell'ambito dell'inchiesta della procura di Salerno sull'omicidio di Angelo Vassallo, dopo l'interrogatorio di garanzia del suo assistito che è durato oltre un'ora e mezza.
Quanto all'ipotesi accusatoria, Annunziata sostiene che "c’è un movente tendenzialmente debole. Cioè, manca la riconducibilità oggettiva del movente ai soggetti indagati. Questo è l'anello debole dell'impianto accusatorio. Siamo di fronte a un delitto di omicidio e, in un omicidio, il movente è fondamentale. Poi, dopo 14 anni - aggiunge - non è stato ancora individuato l'esecutore materiale del delitto. E, dalla lettura sommaria degli atti, non mi sembra che ci sia stata una svolta epocale. Ma, da un'analisi degli atti in possesso della Procura da anni, attraverso una rivisitazione degli stessi elementi e con qualche ulteriore elemento dichiarativo che non mi sembra assolutamente eclatante, si è arrivati all'emissione delle misure cautelari. Avremo ampi spazi di difesa", conclude Annunziata. Non si esclude che la difesa possa fare ricorso al Riesame.
Cagnazzo non risponde al gip
Il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo ha invece adottato una linea difensiva diversa, decidendo di avvalersi della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia, dinanzi al gip del tribunale di Salerno. L'alto ufficiale, che si trova ricoverato in un ospedale militare, per un malore avuto proprio al momento della notifica della misura cautelare in carcere, non ha voluto rilasciare neppure dichiarazioni spontanee.
L'avvocato dell'ufficiale ha annunciato che presenterà appello al Riesame, dopo avere passato al setaccio le quasi 78mila pagine degli atti acquisti. All'ufficiale, all'ex brigadiere dell'arma Lazzaro Cioffi, al collaboratore di giustizia Romolo Ridosso e all'imprenditore Giuseppe Cipriano viene contestato l'omicidio volontario in concorso aggravato dal metodo mafioso, commesso per coprire un traffico di droga tra Napoli e Acciaroli.