AGI - "Le cause della crisi della Fondazione sono da ricondursi essenzialmente all'insufficiente remunerazione delle prestazioni, erogate negli anni, rispetto ai costi imposti dal rispetto dei requisiti di accreditamento". Cosi' la direzione del Santa Lucia di Roma in una lettera inviata ieri ai dipendenti della struttura privata specializzata nella neuroriabilitazione ospedaliera, con la quale si esprime la volontà di cedere l'attività ad altro "soggetto industriale" attraverso "una procedura pubblica e trasparente, decisa e vigilata dal Tribunale di Roma".
"Nonostante la Fondazione, in forza dell'accreditamento istituzionale, svolga prestazioni di neuroriabilitazione ospedaliera di alta specialità (codice 75) a favore di pazienti con severe lesioni del sistema nervoso, riceve dalla Regione una remunerazione che e invece pari a quella di Strutture che svolgono attività di recupero e riabilitazione funzionale (codice 56) - si legge nella comunicazione firmata dal direttore generale Edoardo Alesse - Per tentare di risolvere questo paradosso e il conseguente squilibrio economico e stato attivato un complesso contenzioso. Nonostante i tentativi e le proposte di ristrutturazione avanzate, non è stato possibile trovare con la Regione Lazio un accordo transattivo per risolvere le divergenze degli ultimi 20 anni"
"Le ragioni del contenzioso, più volte reso noto all'opinione pubblica e oggetto di molteplici decisioni della Magistratura, sono state sempre basate sulla volontà di tutelare i livelli occupazionali e la qualità del lavoro di assistenza e di ricerca, che hanno richiesto costi rilevanti e il conseguente progressivo indebitamento della Fondazione - prosegue la lettera inviata ai dipendenti - negli anni le norme, stabilite dalla stessa Regione, non hanno riconosciuto al Santa Lucia una remunerazione idonea a garantire l'equilibrio economico finanziario. In assenza di un accordo sul contenzioso pregresso, il cambiamento della Direzione della Fondazione è diventato inevitabile. Per risolvere la crisi e per garantire tutte le attività, ogni ipotesi oggi prospettata prevede l'individuazione di un nuovo soggetto industriale. La Fondazione Santa Lucia cesserà come soggetto giuridico, ma continueranno tutte le attuali attivati, di assistenza e di ricerca che vi si svolgono, con una nuova guida".
La Fondazione Santa Lucia cesserà come soggetto giuridico, ma continueranno tutte le attività
"La modalità per assicurare la continuità di tutte le attività della Fondazione, nel pieno rispetto della Legge e in tempi rapidi e certi - ossia entro 4 mesi, è attraverso una procedura pubblica e trasparente, decisa e vigilata dal Tribunale di Roma (Art. 44 ed art. 64 bis CCII) - si legge ancora - lo stesso individuerà ii migliore soggetto industriale che continuerà l'attività e garantirà ii rispetto della qualità del lavoro svolto, oltre che dei requisiti organizzativi (livelli occupazionali). Questo percorso permetterà alla stessa Regione, qualora lo riterrà opportuno, di partecipare alla procedura pubblica curata dal Tribunale - conclude - non esiste una preclusione rispetto a nessuna delle ipotesi prospettate per la soluzione della crisi, inclusa l' amministrazione straordinaria".
Schillaci, eccellenza che va salvaguardata
"Il Santa Lucia è un'eccellenza nazionale che va salvaguardata. Per questo come Governo, da subito, ci siamo fatti carico della crisi in corso e nel decreto omnibus abbiamo di fatto ribadito quanto era previsto in precedenti norme che stanziavano 11 milioni di euro per strutture di caratura nazionale, proprio per sostenere il servizio a tutela della salute dei pazienti ed evitare che i lavoratori soffrissero una crisi in maniera incolpevole. Si è trattato di un segnale di attenzione importante per una struttura di rilievo nazionale e di particolare interesse scientifico e sanitario per la neuroriabilitazione, in attesa che si definiscano procedure di uscita dalla crisi idonee a garantire il superiore interesse pubblico, che a nostra opinione dovrebbero incamminarsi verso l' amministrazione straordinaria, per fare in modo che questa struttura assicuri la continuità assistenziale e mantenga elevati standard di qualità e di professionalità". È quanto dichiara il ministro della Salute, Orazio Schillaci.
"È in corso un confronto tra il governo, la Regione Lazio, l'azienda e i sindacati e prese di posizione come quella della lettera della proprietà ai dipendenti appaiono inopportune e rischiano di minare la fiducia tra le parti - conclude - lavorando insieme, invece, si possono trovare le soluzioni più utili a non disperdere un prezioso patrimonio della sanità italiana che garantisce il diritto alla salute e a salvaguardare i livelli occupazionali".
Regione Lazio, preoccupazione e disappunto
"L'amministrazione regionale del Lazio esprime particolare preoccupazione e disappunto per la decisione della Fondazione Santa Lucia di procedere, attraverso il tribunale, all'alienazione a terzi del Santa Lucia. Questa scelta rischia di non garantire i livelli occupazionali, assistenziali e l’attività di ricerca". Lo comunica l'Ufficio Stampa della Regione Lazio.
"La nota inviata ai dipendenti della fondazione rappresenta uno schiaffo al gesto di attenzione ricevuto dal Governo - si legge nel comunicato - incassati infatti gli oltre 11 milioni l'amministrazione ha comunicato di voler vendere l'azienda e di volersi avvalere del concordato semplificato e non fare richiesta dell'amministrazione straordinaria (pur riservandosi entro il mese di dare una risposta definitiva). Questa poca chiarezza e scarso rispetto istituzionale preoccupa, e la Regione ribadisce la richiesta alla proprietà di fare ricorso alla ammirazione straordinaria che è l'unico strumento che ha come fine, non solo il soddisfacimento dei creditori, ma anche la salvaguardia della strategicità dell'azienda tutelando al massimo i livelli occupazionali e la qualità sino a oggi espressa".
"La Regione Lazio ha dimostrato, da oltre un anno, il massimo impegno nel cercare soluzioni per assicurare un futuro sostenibile al Santa Lucia, salvaguardando sia l'eccellenza dell'istituto che i livelli occupazionali - prosegue la nota dell'Ufficio Stampa della Regione Lazio - pertanto, la Regione Lazio esprime rammarico per la decisione della proprietà di non accogliere l'appello alla responsabilità e alla generosità formulato dal Ministro Adolfo Urso, dal Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, e dai sindacati durante il tavolo convocato lo scorso 6 agosto presso il MIMIT. La richiesta di amministrazione straordinaria al Ministero, da parte della proprietà, avrebbe consentito la partecipazione diretta della Regione Lazio nella gestione del Santa Lucia, insieme a un privato no-profit, e la creazione di un nuovo soggetto giuridico. La scelta di procedere con la vendita, invece, preclude questa possibilità, in quanto la Regione Lazio, per ovvie ragioni, non può partecipare ad alcuna gara".
"Contrariamente a quanto dichiarato dalla proprietà del Santa Lucia, non è vero che la Fondazione sia entrata in crisi a causa della mancata remunerazione delle prestazioni da parte della Regione Lazio, che è semmai creditore, e non debitore, nei confronti del Santa Lucia - aggiunge la nota - La Ragione Lazio ha sempre remunerato tutte le prestazioni fornite dalla Fondazione Santa Lucia sulla base delle tariffe nazionali vigenti non derogabili per le regioni in piano di rientro e valide su tutto il territorio nazionale con le quali sono remunerati non solo il Santa Lucia ma tutti i soggetti privati accreditati. Invece di assumersi le proprie responsabilità, la proprietà del Santa Lucia scarica le colpe su altri, lasciando 800 lavoratori e i pazienti nell'incertezza di una procedura di vendita gestita dal tribunale, che non offre alcuna garanzia ne' sui livelli occupazionali ne' sull'assistenza ai pazienti - conclude - rinnoviamo l'auspicio di una collaborazione con il progetto no-profit per scongiurare la vendita del Santa Lucia e salvaguardare cosi' l’integrità dell'istituto".
Sindacati sul piede di guerra
“È un atto di una gravità inaudita quella di comunicare, attraverso una lettera ai dipendenti e non a chi li rappresenta cioè Cgil, Cisl e Uil, tentando un'illegittima disintermediazione, la volontà della Fondazione Santa Lucia". Così, in una nota, la Cgil di Roma e Lazio, la Cisl del Lazio, la Uil del Lazio, la Fp Cgil Roma e Lazio, la Cisl Fp Lazio e la Uil FPL di Roma e Lazio.
“Se si vogliono fare scelte unilaterali, attraverso una becera disintermediazione, l’amministrazione del Santa Lucia sbaglia di grosso. Per questo siamo preoccupati ma allo stesso tempo indignati per la decisione della Fondazione Santa Lucia di procedere, attraverso il tribunale, all'alienazione a terzi attivando una procedura che, di fatto, solo tecnicamente è sotto la supervisione pubblica. Se la sciagurata strada fosse questa, non saranno garantiti i livelli occupazionali, assistenziali e l’attività di ricerca.
Chiederemo, nelle prossime ore, l’immediata riconvocazione del tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy perché non è accettabile che dopo aver incassato gli 11 milioni di euro da parte del Governo, attraverso il Decreto legge “omnibus”, l'amministrazione ha comunicato di voler vendere l'azienda e di volersi avvalere del concordato semplificato e non fare richiesta dell'amministrazione straordinaria. Lo abbiamo detto a chiare note: noi ci opporremo con tutte le nostre forze affinché non ci sia la svendita a privati. Quindi senza continuità assistenziale per la cittadinanza nei servizi di eccellenza nella neurobilitazione e nella ricerca nelle neuroscienze e la salvaguardia degli attuali i livelli occupazionali e salariali per il futuro. Non ci sono altri progetti che accetteremo mai se non quella dell’amministrazione straordinaria, della partecipazione Regione Lazio alla gestione dell'istituto. Nelle prossime ore proseguiranno azioni di mobilitazione e di lotta, indicendo un presidio e una fiaccolata aperta ai cittadini e al territorio, perché su questa vertenza non retrocederemo di nulla".