AGI - "Chiedo scusa per quello che ho detto a mio figlio. Gli ho detto solo tante fesserie. Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale. Erano frasi senza senso. Temevo che Filippo si suicidasse": così Nicola Turetta, padre dell'omicida di Giulia Cecchettin, ha spiegato all'edizione online del Corriere della Sera il senso delle sue parole durante colloquio intercettato tra lui e il figlio in carcere. A Filippo aveva detto fra l'altro: "Non sei uno che ammazza la gente, hai avuto solo un momento di debolezza".
"Quegli instanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli", ha aggiunto il padre di Filippo Turetta, "vi prego, non prendete in considerazione quelle stupide frasi. Vi supplico, siate comprensivi". "C'erano stati tre suicidi a Montorio in quei giorni", ha ricordato Nicola Turetta, "ci avevano appena riferito che anche nostro figlio era a rischio, non ho dormito questa notte. Sto malissimo. Sono uscito di casa per non preoccupare ulteriormente mia moglie e l'altro mio figlio. Ora si trovano ad affrontare una gogna mediatica dopo quel colloquio pubblicato dai giornali".
"Io ed Elisabetta avevamo appena trovato la forza di tornare al lavoro", ha aggiunto, "abbiamo un altro figlio a cui pensare, dobbiamo cercare di andare avanti in qualche modo, anche se è difficilissimo. Domani chi avrà il coraggio di affrontare gli sguardi e il giudizio dopo quei titoloni che mi dipingono come un mostro. Ero solo un padre disperato. Chiedo scusa, certe cose non si dicono nemmeno per scherzo, lo so. Ma in quegli istanti ho solo cercato di evitare che Filippo si suicidasse".