AGI - È finito nel cassettone di un letto matrimoniale nella casa di Soiano del Lago il tentativo di fuga dall'ergastolo di Giacomo Bozzoli. Undici giorni di ricerche, ipotesi di disparate rotte geografiche, anche esotiche, e complicità più o meno fantasiose (si vedrà), per l'epilogo che arriva proprio dove questa storia era iniziata quando, il primo luglio, i carabinieri avevano bussato alla porta della bella dimora sul Garda per eseguire l'ordine di carcerazione firmato dalla Procura in esecuzione della sentenza della Cassazione.
Giacomo, giudicato colpevole di avere ucciso lo zio Mario bruciandone il cadavere in fonderia, non c'era ed erano spariti anche la compagna Antonella e il figlio di nove anni. "Era in Italia da 24 ore abbondanti - ha spiegato dopo la cattura il procuratore di Brescia, Francesco Prete -. È partito dalla Spagna due-tre giorni dopo la moglie e il figlio per rientrare passando dalla Francia a bordo di una o più auto prese a noleggio".
La casa era zeppa di cimici e poco prima delle 18 i militari sono entrati quasi a colpo sicuro dopo avere ascoltato una conversazione 'sospetta'. Non è stato così facile però perché Giacomo, dice il procuratore, "non aveva intenzione di costituirsi" tanto che lo hanno scovato rannicchiato nel cassettone con un borsello contenente 50mila euro.
"Sono innocente, farò di tutto per ottenere la revisione della sentenza" ha ribadito come già detto nei processi. Era solo, non aveva armi e si è arreso docilmente quando il suo nascondiglio è stato 'scoperchiato'.
È tornato in Italia per il figlio? Risponde Prete: "Le indagini al momento non lo confermano ma non è da escludere che lo abbia fatto per non perdere il contatto con lui. Il bambino è stato ascoltato fino alla serata di ieri e stasera lo abbiamo preso. Se sia stata una coincidenza o meno lo vedremo". Il 4 luglio Antonella e il piccolo avevano lasciato Marbella dove Giacomo era stato visto in loro compagnia il 30 giugno, nell'hotel Hard Rock.
Mamma e figlio erano tornati in treno. La donna non aveva dato spunti agli inquirenti per far rintracciare il marito. Resta aperta l'indagine per individuare eventuali complici colpevoli di averlo spalleggiato nel reato di 'inosservanza della pena". Aspetti al momento non più così stringenti nel giorno in cui gli investigatori tirano il fiato dopo qualche polemica.
"Abbiamo osservato il regolamento del ministero della Giustizia - ribatte Prete a chi gli domanda se, col senno di poi, lo avrebbe potuto controllato di più prima del verdetto -. L'ordine di esecuzione è stato emesso il primo luglio, il giorno della sentenza. Non abbiamo perso tempo e abbiamo fatto tutto il più in fretta possibile. E prima Bozzoli era un uomo libero". Da stasera dopo gli ultimi giorni di fuga solitaria sarà nel carcere di Canton Mombello, uno dei più sovraffollati d'Italia.