AGI - La Chiesa di Santa Maria degli Angeli è gremita all'inverosimile per l'estremo saluto al generale Claudio Graziano morto suicida nella notte tra domenica e lunedì nella sua casa romana vicino al Celio.
Per rendere l'estremo omaggio al presidente di Fincantieri oltre alle massime cariche dello Stato guidate dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, e dei ministri della Difesa, Guido Crosetto, degli Esteri, Antonio Tajani, e dell'Interno, Matteo Piantedosi, anche esponenti di tutte le forze armate. Per consentire l'ampia partecipazione Piazza della Repubblica è stata chiusa.
"Ci troviamo in una chiesa che ora accoglie come madre il generale Claudio Graziano con la sua storia e il dolore di tutti noi che ci stringiamo a lui per accompagnarlo all'ultimo tratto. Siamo attoniti di fronte a questa morte, siamo nell'angoscia". Lo dice durante l'omelia funebre monsignor Santo Marcianò.
"Ricordare Claudio, significa ricordare un uomo saggio, nel senso più ampio del termine - aggiunge il sacerdote - un militare la cui vita è diventata presto stella non solo per il militare ma anche per l'Italia per l'Europa. Ha brillato il generale Graziano. Ha avuto compiti di altissima responsabilità, ma è partito dal sogno semplice di seguire la vocazione militare".
"Maestro e punto di riferimento in campo militare e sociopolitico, in campo nazionale e in campo internazionale. Un uomo saggio perché animato dalla sapienza di un'intelligenza vivace, un cuore aperto agli altri, uno sguardo profondo in cui tutti ci siamo sentiti compresi, accolti, ospitati" e "L'angoscia può invadere il campo personale anche in maniera drammatica, come forse Claudio ha sperimentato. Il Vangelo indaga l'angoscia del lutto e Gesù lo fa tra le lacrime - ha proseguito il sacerdote - Marta e Maria piangono la morte del fratello Lazzaro in un contesto di profonda amicizia e Gesù irrora di lacrime quella casa. Come non pensare in questo contesto domestico all'atrio, tante lacrime che Claudio ha versato, fino alla fine, per la perdita della sua amata Marisa. Una coppia speciale, unitissima, quasi in simbiosi. Tutti abbiamo toccato con mano. Un grande amore ferito dal vuoto di non aver avuto figli ma, in un certo senso, propriamente generativo. Sembravano madre e padre uno per l'altro - ha continuato - soprattutto lui, Claudio, ad affidarsi alla cura materna di Marisa, a tratti quasi come un bambino, con una fragilità che alla fine forse in lui ha prevalso. La fragilità comune a tutte le creature, il bisogno di amare e di essere amati".
"L'amicizia non è mai chiusura - ha detto ancora monsignor Marcianò nel corso dell'omelia funebre - il senso dell'amicizia vissuto da Claudio si è irradiato in rapporti di dialogo e di stima che hanno posto le basi per relazioni più forti in ambito istituzionale, diplomatico, politico, al di là di differenze di opinione, di scrittura, di partito. Tutto per il Paese, tutto per la vita degli esseri umani, specie i più piccoli".
"Claudio avrà vissuto, nell'ultimo tempo, un pianto inconsolabile - ha aggiunto - ma il pianto di Gesù si confonde con il suo e, ne siamo certi, diventa anche per lui vita che libera dal sepolcro; che 'sciogliè, dice il brano, dai lacci di tutto ciò che è buio, dolore, e morte".
"Cari amici, l'incontro con Gesù compie tutto questo - ha sostenuto il sacerdote - può compierlo nell'ora estrema della morte, in un modo misteriosamente velato al nostro sguardo terreno, che rimane nel segreto del rapporto tra l'uomo e il suo Signore; ma può compierlo nel nostro cammino terreno se noi affidiamo la nostra vita a Lui che ci libera dalla solitudine e dai lacci del male e del peccato che bloccano la libertà, la capacità innata di amare e fare il bene. Mentre ci uniamo al 'graziè corale e unanime, sentito e convinto, per la vita del generale Claudio Graziano; mentre lo affidiamo con fiducia al Dio di amore, di tenerezza, di misericordia, noi lo ricordiamo come stella saggia e sapiente. Soprattutto, noi lo sentiamo amico e fratello. Dandogli l'ultimo saluto, ci impegniamo a vivere la vita in pienezza: nella preziosità del calore familiare; nella fraternità delle relazioni umane; nella fedeltà a un lavoro che è vocazione, nell'instancabile ricerca di Dio che, solo, può accogliere ed estinguere l'umana sete di giustizia, di amore, di pace", ha concluso.
La preghiera dell'Alpino
La cerimonia funebre del generale Graziano nella basilica di Santa Maria degli angeli si conclude con la preghiera dell'alpino recitata da un militare sull'altare della chiesa. E tutti i presenti per dare l'ultimo saluto al presidente di Finmeccanica restano in piedi. Al termine è stato suonato 'Il silenzio'. Adesso, l'intervento delle persone previste dal cerimoniale.
Il testo della preghiera dell'Alpino
"Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l'animo a Te, o Signore, che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani, e ci aiuti a essere degni delle glorie dei nostri avi. Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall'impeto della valanga, fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi, rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana. E Tu, Madre di Dio, candida più della neve, Tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli Alpini caduti, tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza di tutti gli Alpini vivi e in armi. Tu benedici e sorridi ai nostri Battaglioni e ai nostri Gruppi. Così sia".