AGI - Arriva alla Consulta la questione della "terza opzione di genere", relativa all'impossibilità, secondo il diritto italiano, di attribuire una "terza opzione" a una persona che non si identifica ne' nel genere maschile ne' in quello femminile. Con un'ordinanza del gennaio scorso, il tribunale di Bolzano ha sollevato davanti alla Corte costituzionale due questioni di legittimità: la prima riguarda la "terza opzione di genere", mentre, con la seconda, si chiede di pronunciarsi sull'obbligo - ritenuto dal giudice rimettente "irragionevole e discriminatorio" - previsto, fin dalla legge del 1982, per le persone trans di ottenere una sentenza autorizzatoria per realizzare interventi terapeutici sul loro corpo. La Corte esaminerà le due questioni nell'udienza pubblica fissata per martedì prossimo, 18 giugno.
Il caso giunto all'esame dei giudici di Bolzano - i cui atti sono quindi stati trasmessi alla Consulta - riguarda una giovane persona sudtirolese di madrelingua tedesca che studia in Austria, la quale ha chiesto che anche in Italia sia possibile ottenere allo stato civile un'attribuzione del genere legale come "persona non binaria", perché le due opzioni 'maschile/femminile' non riflettono la sua identità. nell'udienza di martedì, relatore della causa sarà il giudice costituzionale Stefano Petitti, e interverranno l'avvocato dello Stato wally Ferrante e Alexander Schuster, il legale che assiste nel giudizio la persona interessata.
Il vaglio della Consulta, in particolare, riguarderà l'articolo 1 della legge 164/1982, nella parte in cui non prevede che la sentenza di rettificazione di sesso possa attribuire "altro sesso diverso da quello maschile e femminile", e l'articolo 31, comma 4, del decreto legislativo 150/2011, nella parte in cui condiziona all'autorizzazione del tribunale l'intervento chirurgico di adeguamento dei caratteri sessuali che risulti necessario alla rettificazione di attribuzione di sesso