AGI - Ha raccontato di non essersi accorto di nulla e che nessuno dei presenti sulla barca ha sentito o visto qualcosa. Per questo dopo l'impatto con il kajak nello specchio di acque davanti Posillipo ha proseguito diritto con il suo scafo. Ma poi, ed è questo il punto focale dell'inchiesta, sarebbe tornato indietro a soccorrere il superstite. Perchè? Chi lo ha avvisato? Ha forse visto qualcosa? Sono questi i punti ancora da chiarire dell'inchiesta che ha coinvolto ieri un avvocato napoletano, Guido Furgiuele, figlio del penalista Alfonso, che risulta essere il proprietario dell'imbarcazione. Guido Furgiuele è indagato per omicidio e omissione di soccorso. Ieri è stato interrogato dai pm che si occupano della morte di Cristina Frazzica, la ragazza originaria di Voghera e a Napoli per un tirocinio. L'imbarcazione è sotto sequestro e gli investigatori con un perito stanno ricostruendo attraverso i segni lasciati dall'impatto la dinamica precisa dell'accaduto.
"Sono sconvolto, ero io al timone e nessuno di noi si è accorto dell'impatto con una canoa. Siamo tornati indietro perche' abbiamo visto che c'era un uomo in mare che si sbracciava, il tempo di fermare la barca e siamo tornati indietro a soccorrerlo. Mi ha detto che con lui c'era una ragazza dispersa: sono stato io a chiamare la Capitaneria di Porto". All'AGI l'avvocato Furgiuele racconta quanto accaduto domenica scorsa a Posillipo davanti lo specchio d'acqua di villa Rosebery. Cristina Frazzica, 30 anni, è morta e lui indagato perchè sospettato di aver guidato la barca che l'ha presa in pieno. "Se è cosi me ne assumo tutte le responsabilità come ho detto al pm. Ma io non me ne sono accorto e sono tornato indietro quando qualcuno della mia compagnia ha visto un ragazzo sbracciarsi". Oltre alla sua imbarcazione c'erano altre due sulle quali sono in corso altri accertamenti e che erano alla stessa ora e nello stesso punto dell'incidente.