AGI - "Ho voluto credere di essere pazzo, ma non penso di esserlo". Lo ha detto Alessandro Impagnatiello alla ripresa del suo esame nel processo davanti alla corte di assise di Milano in cui è imputato per l'omicidio pluriaggravato della fidanzata Giulia Tramontano commesso il 27 maggio 2023 a Senago. Il 31enne è tornato sul banco dei testimoni per rispondere alle domande della sua difesa.
"Se non avessi impedito a Giulia di abortire il 5 gennaio oggi non saremmo qui. Io e Giulia ci volevamo tanto bene, dopo un eventuale aborto con Giulia ci sarebbe stato un momento delicato da affrontare", ha affermato Impagnatiello nel contro interrogatorio dell'avvocato Giovanni Cacciapuoti, legale di parte civile dei familiari di Giulia Tramontano, "era per me una ragione di vita, era quella ragazza che non avrei trovato più l'unica a cui ho voluto far conoscere mio figlio", ha aggiunto precisando che non stava insieme con la 29enne per "motivi economici".
"Ripresi il contatto con la realtà ore dopo"
"Il contatto con la realtà l'ho ripreso ore dopo. Una parte di capiva cosa era accaduto, un'altra parte di me continuava a scontrarsi. Il primo vero contatto con la realtà fu il giorno dopo quando andai dai carabinieri. Ricordo che pulii tutta casa senza concentrarmi", ha proseguito Alessandro Impagnatiello rispondendo a una domanda della presidente della corte di assise, Antonella Bertoja, nel corso dell'esame. Sempre sull'omicidio la pm Alessia Menegazzo ha fatto alcune contestazioni al 31enne. In particolare, sul presunto taglio a un dito che Giulia Tramontano si sarebbe fatta poco prima dell'omicidio che non emerge dall'autopsia: "Giulia si tagliò un dito non in forma grave e semplicemente cercò un cerotto", ha ribadito l'imputato.
"Nel corso di quest'ultime settimane tanti operatori mi hanno suggerito di andare avanti. Sicuramente e' facile a dirsi, difficile a farsi. Io so che non posso tornare indietro, se potessi farei qualsiasi cosa. In questi mesi sto lavorando su me stesso e porto avanti meccanicamente la mia esistenza. Il 27 maggio volevo esserci. Se mi chiedessero di lavorare per risarcire, sarà sicuramente il mio scopo di vita. Quella è l'unica possibilità di redenzione, cercherò di restituire anche se non cambierà nulla", ha proseguito Impagnatielllo in dichiarazioni spontanee dopo l'interrogatorio.