AGI - È nel segno della speranza il Giubileo ordinario 2025 che Papa Francesco, con la presentazione e la lettura della Bolla "Spes non confundit" (la speranza non delude) ha indetto ufficialmente nel pomeriggio. L'Anno Santo comincerà il 24 dicembre di quest'anno con l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro e si concluderà il 6 gennaio 2026. Il 29 dicembre il Pontefice aprirà la Porta Santa di San Giovanni in Laterano, e il 1 gennaio quella della Basilica papale di Santa Maria Maggiore, mentre il 5 gennaio sarà aperta la Porta Santa della Basilica di San Paolo fuori le Mura. Nella Bolla, letta dal protonotario apostolico Leonardo Sapienza, il Pontefice esprime anche il suo desiderio di aprire la Porta Santa in un carcere e non manca di lanciare appelli ai governi affinché assumano iniziative che restituiscano speranza, "forme di amnistia o di condono della pena" per i detenuti. Penso a loro, scrive Francesco, che "privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto". "In ogni angolo della terra, i credenti, specialmente i Pastori, si facciano interpreti di tali istanze, formando una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l'abolizione della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento". "Il primo segno di speranza - scrive Bergoglio nella Bolla - si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra". "L'esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti", osserva rimarcando, nell'omelia della celebrazione dei Vespri, che "in un mondo segnato da troppe disperazioni" tutti hanno bisogno di speranza.
E ricordando come la fame sia "una piaga scandalosa nel corpo della nostra umanità" e che "invita tutti a un sussulto di coscienza", il Papa rilancia il suo appello a debellarla con un Fondo mondiale costituito con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari. Un "invito accorato" è rivolto anche alle Nazioni "più benestanti", perché "riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli". "Se veramente vogliamo preparare nel mondo la via della pace, impegniamoci a rimediare alle cause remote delle ingiustizie, ripianiamo i debiti iniqui e insolvibili, saziamo gli affamati", aggiunge. E da Francesco, che domani parteciperà per la seconda volta agli Stati Generali della natalità, anche un appello contro le "troppe culle vuote". Nella Bolla giubilare si sottolinea inoltre l'importanza di riscoprire la pazienza, "virtù strettamente imparentata con la speranza". Pazienza che fa "tanto bene a se' e agli altri" ma che "è stata messa in fuga dalla fretta, recando un grave danno alle persone. Subentrano infatti l'insofferenza, il nervosismo, a volte la violenza gratuita, che generano insoddisfazione e chiusura". Per il Pontefice, "nell'epoca di internet, dove lo spazio e il tempo sono soppiantati dal 'qui e ora', la pazienza non è di casa". Ma non dimentica il Papa di implorare "segni di speranza" anche per gli ammalati, i giovani, gli anziani, i migranti. E "per i miliardi di poveri, che spesso mancano del necessario per vivere". "Di fronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c’è il rischio di abituarsi e rassegnarsi. Ma non possiamo distogliere lo sguardo da situazioni tanto drammatiche, che si riscontrano ormai ovunque, non soltanto in determinate aree del mondo", conclude.