AGI - È un intervento demolitorio delle presunte "nuove prove" quello dell'Avvocato Generale dello Stato presso la Procura Generale di Brescia Domenico Chiaro all'udienza per la revisione del processo sulla strage di Erba. Sul tema confessioni, il magistrato afferma che "non c'è stata nessuna pressione" nei confronti di Olindo e Rosa, oggi presenti in aula. "Bisogna dirlo a viva voce - afferma Chiaro - che non ci sono state pressioni, dirlo per difendere l'onore dei colleghi magistrati che è stato calpestato pesantemente in questi anni". E nemmeno Rosa soffre del "ritardo mentale" ipotizzato dalla difesa.
"Chiunque di noi che ha svolto questa attività - dice, riferendosi ad alcune risposte date da Bazzi durante l'interrogatorio - sa che la gente quando è confusa non è capace di dare la data di nascita ma poi, al di là di tutto, com'è possibile conciliare dal punto di vista logico il nuovo accertamento dei periti con Rosa Bazzi che è la prima che conduce le danze in quel balletto durato ore in cui si accolla tutto il peso dei fatti quando capisce che il marito sta facendo altrettanto?".
All'inizio del suo intervento, Chiaro ha affermato che "la giustizia ha diritto a essere amministrata in nome del popolo ma si sono superati determinati limiti e spetta a noi far tornare questo processo in un alveo di normalità per far capire che quello che conta sono le decisioni assunte nelle aule di giustizia e non altrove".
Nessun falso nei ricordi di Frigerio
Mario Frigerio, unico superstite alla strage di Erba, disse subito che era stato Olindo l'autore della mattanza nella corte di via Diaz. "Se veramente si vuole fare chiarezza - spiega l'Avvocato Generale - allora bisogna dire che è falso che Mario Frigerio non abbia parlato già il 15 dicembre. Voi lo sapete, dico ai difensori. Ve l'hanno fatto sentire in udienza. Il povero Frigerio l'ha detto subito: `E stato Olindo'".
"Non ci fu nessun falso" nel ricordo di Frigerio, come ipotizzato da difesa e pg di Milano Tarfusser, che hanno parlato di un"amnesia" determinata dall'inalazione di monossido di carbonio. "Disse tre volte che era stato Olindo - aggiunge Chiaro - le sue dichiarazioni, non perdono pezzi".
Nel bocciare anche la pista alternativa ipotizzata dalla difesa di Olindo e Rosa, tocca poi al procuratore generale Guido Rispoli affrontare il tema dell'uccisione del piccolo di due anni Youssef. "Per la criminalità organizzata i bambini non si toccano. Teniamo fuori il caso del piccolo Di Matteo ucciso mentre il padre stava facendo dichiarazioni sulla cupola, ma basta farselo confermare da qualsiasi magistrato di Sorveglianza che anche in carcere non si perdonano i femminicidi e chi uccide i bambini".
Inoltre, "è inverosimile che la criminalità organizzata abbia fatto un agguato in quella palazzina in una corte chiusa, dove si poteva scappare solo a piedi, con la macchina lontana. Dov'è la logica, dove la buttiamo?". Soffermandosi poi sulla 'capacità' di Olindo di nascondere le prove del delitto, il pg afferma: "Lui è tutt'altro che uno stupido, non significa nulla che faccia l'operatore ecologico. Gioco a tennis con un operatore ecologico che ha una formazione bassa ma è molto più intelligente di altri che ce l'hanno. Olindo si vuole far passare come un 'minus habens' ma non lo è affatto", aggiunge il magistrato.
E ancora: "Nessun trucco, nessun inganno" anche sulla repertazione da parte dei carabinieri di Como della traccia di sangue attribuita a Valeria Cherubini trovata sull'auto di Olindo Romano. Per la difesa e il pg Cuno Tarfusser, invece, non ci sono certezze che la traccia repertata dai carabinieri sia la stessa poi analizzata dagli esperti della Procura e attribuita a una delle vittime. "Se i magistrati lo ritengono, analizzano la macchina fotografica usata dal carabiniere Fadda, ma credo che noi magistrati abbiamo conoscenza di come la si usi", chiarisce il pg Rispoli la cui conclusione è una sola: "E' impossibile ribaltare le prove con questo processo di revisione".
Stesso concetto ribadito poco dopo dall'Avvocato Generale: "Tutte le prove chieste dalla difesa sono inammissibili perché o non hanno carattere di novità o non sono dotate di adeguata rilevanza probatoria", precisa Domenico Chiaro che definisce un "unicum nella storia processuale italiana" il fatto che il pg Tarfusser abbia autonomamente presentato un'istanza di revisione. "Andava considerata inammissibile e per la verità anche la Procura Generale di Milano poteva evitare di trasmetterla creando un unicum nella storia processuale italiana. Deve essere però chiaro che l'istanza non è della Procura Generale di Milano ma di Tarfusser che non aveva la delega specifica per presentarla" insiste Chiaro.
Rinvio al 16 aprile su decisione prove
La Corte d'Appello di Brescia ha rinviato l'udienza per la revisione della sentenza della strage di Erba al 16 aprile quando decidera' se ammettere quelle che per la difesa e il pg Tarfusser sarebbero "nuove prove"