AGI - "Gli studenti non si manganellano, si ascoltano". Lo hanno scandito a gran voce i giovani riuniti questa mattina sotto il ministero dell'Istruzione a Roma dalla Federazione dei lavoratori della conoscenza della Cgil. Poco meno di cento persone, tra giovani studenti e associazioni, che per circa un'ora sono intervenuti dalla gradinata di viale Trastevere per dire che "i manganelli sono un fallimento", come scritto sullo striscione esposto tra le bandiere. Il presidio ha visto la partecipazione di circa 15 associazioni, tra le quali Legambiente, Arci, Libera, Actionaid, Udu - Unione degli studenti universitari, coordinamento universitario Link, unione genitori democratici.
"Siamo qui perchè la deriva di censura nei confronti del dissenso ci preoccupa particolarmente - ha spiegato Camilla Piredda, coordinatrice dell'Unione universitari -. Pisa non è stato l'unico caso. C'è una deriva che prosegue e, evidentemente, un governo che reprime in questo modo non ci rappresenta. Non si tratta di mele marce, ma di un approccio sistemico".
"Oggi esprimiamo il nostro sdegno per il silenzio colpevole di Valditara. Le immagini hanno scosso tutto il Paese" è stata la riflessione di Paolo Notarnicola della Rete studenti. "Oggi siamo qui, come RdC Link e Uds per ricordare, senza peli sulla lingua, che fin dall'insediamento del governo Meloni questo paese ha visto un costante e crescente utilizzo dello strumento della repressione per gestire il dissenso e l'opposizione sociale - ha spiegato invece Simone Cigliano, esecutivo nazionale della Rete della conoscenza -. Fin dai primi mesi di questo governo, fin dalle manganellate alla Sapienza nello stesso giorno in cui il governo si insediava lo scorso ottobre, si sono susseguiti una lunga serie di casi di utilizzo indiscriminato della violenza poliziesca".
"Con il decreto anti-rave prima, con il ddl Caivano, con il decreto ecovandali, questo governo ha portato fin da subito avanti un attacco feroce nei confronti di tutto ciò che gli si opponesse o gli fosse politicamente lontano. Chiediamo codici identificativi su caschi e divise delle forze dell'ordine - ha ribadito Cigliano -, vogliamo la fine di questo uso violento e autoritario della forza pubblica e vogliamo la garanzia che scuole, università e luoghi di cultura siano liberi da ogni forma di censura". "Come Legambiente siamo qui perché riteniamo preoccupante la deriva di repressione dei movimenti di dissenso, iniziata già da mesi con le attiviste e gli attivisti climatici - ha specificato Mattia Lolli, responsabile Volontariato e membro della segreteria nazionale di Legambiente, secondo il quale - la disobbedienza civile degli attivisti climatici viene trattata con decreti ad hoc, come se fossero criminali da reprimere, mentre con altre proteste ci sono abbiamo visto altri atteggiamenti".
"Il prossimo appuntamento è il 9 marzo prossimo, qui a Roma - ha anticipato in chiusura Gianna Fracassi, segretaria della Flc - Federazione dei lavoratori della conoscenza della Cgil -, stiamo organizzando una grande manifestazione per la pace e per la libertà di manifestazione del pensiero"