AGI - Sono indagate con le ipotesi di reato di favoreggiamento e falso ideologico due psicologhe in servizio al carcere San Vittore in relazione all'inchiesta sul caso di Alessia Pifferi. Le due professioniste, su delega dei pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, sono state perquisite dalla Polizia penitenziaria. Gli inquirenti contestano loro di aver contribuito nel corso dei colloqui con Pifferi, accusato dell'omicidio pluriaggravato della figlia Diana, a farle creare una tesi difensiva alternativa. In concorso con le due psicologhe in servizio al carcere di San Vittore risulta indagata anche l'avvocata Alessia Pontenani, legale di Alessia Pifferi. Secondo l'ipotesi accusatoria contenuta nel decreto di perquisizione le professioniste anziché fornire "assistenza psicologica in favore della detenuta" avrebbero svolto un'attività "consistente nel discutere" del processo in corso in Corte di assise assimilabile a "vera e propria attività di consulenza difensiva, non rientrante nelle competenze delle due psicologhe". Una condotta posta in essere per far avere a Pifferi una "base documentale" che le permettesse di richiedere e ottenere in giudizio la "tanto agognata perizia psichiatrica sulla di lei imputabilità".
La Procura di Milano vuole vederci chiaro sulla gestione sospetta di altre quattro detenute del carcere di San Vittore. Da qui la delega alla polizia penitenziaria di sequestrare le cartelle cliniche contenenti le relazioni dei colloqui avuti dalle due professioniste con altre detenute, tra cui Lucia Finetti, condannata in primo grado all'ergastolo per l'omicidio del marito, e Patrizia Coluzzi, recentemente condannata a 12 anni dalla Corte di assise di Pavia per aver soffocato la piccola figlia Edith del marzo 2021.
"Sorge il fondato sospetto che tale perquisizione nasconda finalità estranee alla condotta commessa dalla mia assistita e voglia indagare sulla sua attività lavorativa complessiva, accusandola più per il merito dei pareri espressi che per il metodo con il quale si è pervenuti a tali pareri". Lo sostiene l'avvocato Mirko Mazzali, legale di una delle due psicologhe indagate dalla Procura di Milano con le accuse di favoreggiamento e falso ideologico in relazione alla gestione in carcere di Alessia Pifferi. Per il penalista il decreto di perquisizione "finalizzato alla ricerca di documenti in possesso dell'istituto penitenziario e quindi facilmente rintracciabili, che pone sotto sequestro cellulari e computer per cercare fantomatici rapporti con una detenuta, nonché documentazione concernente altre detenute non oggetto dei capi di imputazione".