AGI - "Questa è la manifestazione che faccio tutti gli anni in occasione del compleanno di Emanuela. Da 40 anni chiedo giustizia: faccio solo quello che va fatto, niente di anormale". Così Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, scomparsa a Roma nel giugno del 1983. Le parole sono state pronunciate davanti a un centinaio di persone nel corso del sit-in sotto la Corte di Cassazione a piazza Cavour.
"Quest'anno ci sono tre inchieste aperte e non è possibile che si chiudano con un nulla di fatto", ha sottolineato Orlandi. "Se non riescono a farlo significa che non vogliono. Mi auguro che entro febbraio possa partire la commissione parlamentare, cerco di essere ottimista".
Orlandi ha invitato il Papa "a dire una parola, ad alzare un pò la voce, visto che ha chiesto l'apertura di questa inchiesta in Vaticano". Il Pontefice, "dovrebbe dire: 'io vi ho detto di andare avanti e ancora stiamo così?'. Mi basterebbe una parola per dire che stanno facendo qualcosa, vogliamo arrivare alla verità quanto prima. Capisco che il Papa abbia altri problemi, ma perchè rimanere in silenzio?".
E ancora. "Tutti mi stanno dicendo che si farà presto. La procura non ti dice mai cosa sta facendo, ma so che stanno lavorando: mi hanno detto che il pm Stefano Luciani, il magistrato romano che si occupa dell'inchiesta, sta lavorando parecchio".
"Dal fronte del Vaticano - ha proseguito il fratello di Emanuela - l'ultima uscita del promotore di giustizia Alessandro Diddi mi è dispiaciuta, ma forse voleva intendere altro. Ha detto: 'arriveremo alla fine, ma non abbiamo limiti di tempo'".
Orlandi ha fatto notare che "una frase del genere dopo 40 anni non puoi dirla. Due, tre nomi che ho presentato a lui erano importanti e alcuni, a distanza di un anno, non li hanno ancora chiamati. Quello che non accetto è che si insinui sulla famiglia, come è stato accusare mio zio".
Il fratello di Emanuela ha poi detto: "Sono contento della commissione e del Parlamento perchè, nonostante dal Vaticano abbiano fatto capire che non vogliono questa commissione, il Parlamento ha fatto in modo diverso e questo significa non accettare quel tipo di imposizione".
Orlandi ha ammesso: "Spero di essere convocato dalla commissione e presenterei a loro lo stesso memoriale già depositato in procura e allo stesso Diddi". "Cosa consiglierei? Di non partire da zero, ma di ascoltare le persone relative a fatti avvenuti di recente: la questione di Capaldo e quella dei due emissari vaticani che sono andati in procura", ha concluso.