AGI - Cinque anni e 6 mesi di reclusione, interdizione perpetua dei pubblici uffici e 8 mila di multa. È la condanna comminata al cardinale Angelo Becciu dal Tribunale vaticano, al termine del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato che ruota intorno alla compravendita del Palazzo di Londra. Becciu è stato ritenuto colpevole di tre capi di imputazione, due per peculato uno per truffa
"Rispettiamo la sentenza ma certamente faremo appello". Così l'avvocato del cardinale Becciu, Fabio Viglione, al termine della lettura della sentenza. Viglione ha ribadito l'innocenza del cardinale Becciu.
"C'è profonda amarezza, dopo 86 udienze, nel prendere atto che l'innocenza del Cardinale Becciu non è stata proclamata dalla sentenza, nonostante tutte le accuse si siano rivelate completamente infondate. Le prove emerse nel processo, la genesi delle accuse al Cardinale, frutto di una dimostrata macchinazione ai suoi danni, e la Sua innocenza, ci consentono di guardare all'appello con immutata fiducia", affermano i due difensori Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione.
"Nonostante la pronuncia ci amareggi profondamente, abbiamo una solida certezza: il cardinale Becciu, fedele servitore del Papa e della Chiesa, ha sempre agito nell'interesse della Segreteria di Stato e non ha avuto per sé e per i suoi familiari alcun vantaggio", proseguono gli avvocati.
"Rispettiamo la sentenza, leggeremo le motivazioni, ma rimaniamo certi che verrà prima o poi riconosciuta l'assurdità delle accuse contro il Cardinale e dunque la verità: Sua Eminenza Becciu è innocente". Il tribunale ha disposto che tutti i risarcimenti vadano depositati presso un apposito conto aperto presso lo Ior, sottolineano fonti dell'Ente della Santa Sede. Si tratta della prima applicazione, disposta da un tribunale, sull'obbligatorietà dell'accentramento delle risorse della Santa Sede e delle istituzioni collegate, presso lo Ior, come disposto dal rescritto di Sua Santità del 23 agosto 2022.
Le altre condanne
Di seguito le condanne definite dal Tribunale del Vaticano per gli imputati al processo conclusosi oggi sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, che ruota intorno alla compravendita del palazzo di lusso a Londra. Il monsignor Carlino è l’unico imputato assolto.
Renè Bruehlart e Tommaso Di Ruzza: multa di 1.750 euro; Enrico Crasso: 7 anni di reclusione e 10 mila euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Raffaele Mincione: 5 anni e 6 mesi di reclusione, 8.000 euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Angelo Becciu: 5 anni e 6 mesi di reclusione, 8 mila euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Fabrizio Tirabassi: 7 anni e 6 mesi e 10 mila euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Nicola Squillace: previa concessione delle circostanze attenuanti generiche, alla pena sospesa, 1 anno e 10 mesi di reclusione; Gianluigi Torzi: 6 anni di reclusione e 6 mila euro di multa, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici e alla sottoposizione alla vigilanza speciale per un anno; Cecilia Marogna: 3 anni e 9 mesi di reclusione con interdizione temporanea dai pubblici uffici per uguale periodo; Logsic Humanitarne Dejavnosti D.O.O. alla sanzione pecuniaria di 40 mila euro e e al divieto di contrattare con le autorita' pubbliche per anni due.
Inoltre il Tribunale ha ordinato la confisca per equivalente delle somme costituenti corpo dei reati contestati per oltre 166 milioni di euro complessivi.
Gli imputati sono stati infine condannati, in solido tra loro, al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, liquidati complessivamente in oltre 200 milioni di euro.
Il processo più lungo
E' terminato in Vaticano, dopo quasi due anni e mezzo, il processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato che ruota intorno alla compravendita di un palazzo di lusso a Londra. Si è concluso così il più lungo e complesso dibattimento che la Santa Sede abbia mai conosciuto.
Ottantasei udienze, compresa questa di oggi, nell'arco di 29 mesi (la data del rinvio a giudizio: 3 luglio 2021, di inizio processo: 27 luglio 2021). Oltre 600 ore trascorse in aula, 69 testimoni ascoltati, 124.563 pagine cartacee e in dispositivi informatici e 2.479.062 files analizzati presentati dall'accusa, 20.150 pagine comprensive di allegati depositate dalla difesa, 48.731 dalle parti civili.
Numeri importanti che restituiscono l'ampiezza e l'accuratezza del dibattimento che il Tribunale vaticano ha voluto fossero sin dall'inizio la cifra del giudizio, definito il "century trial", il processo del secolo. Quattordici gli imputati: 10 persone fisiche (il cardinale Angelo Becciu, monsignor Mauro Carlino, Enrico Crasso, Raffaele Mincione, Fabrizio Tirabassi, Cecilia Marogna, Gianluigi Torzi, Nicola Squillace, Renè Bruelhart, Tommaso Di Ruzza) e 4 società (Logsic Humitarne Dejavnosti con sede in Slovenia, la Prestige Family Office Sa, la Sogenel Capital Investment e la HP Finance LLC).
Quarantanove i capi di imputazione, 5 le parti civili (la Segreteria di Stato vaticana, lo Ior, l'Apsa, l'Asif e monsignor Perlasca, ex responsabile dell'ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, definito il teste chiave del processo). I capi d'accusa inizialmente erano 37, poi sono saliti a 41 il 25 gennaio 2022 e a 49 il 30 marzo di quest'anno.
Le ipotesi di reato andavano dalla truffa aggravata al peculato, dall'abuso d'ufficio aggravato all'appropriazione indebita, dalla corruzione aggravata al riciclaggio e autoriciclaggio, dall'estorsione fino alla subornazione di testimone e al falso materiale in atto pubblico commesso dal privato.
Il processo è stato preceduto da un'inchiesta lunga e articolata, avviata dall'allora Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano e dall'aggiunto Alessandro Diddi (nominato nel frattempo Promotore). L'inchiesta si è sviluppata attraverso le indagini della Gendarmeria vaticana e con l'ausilio di quattro rescripta del Papa pubblicati in corso d'opera che hanno ampliato il raggio d'azione dei pubblici ministeri; condotta attraverso una gran mole di documenti e di apparecchi elettronici sequestrati e il confronto degli interrogatori ai testimoni. Il tutto confluito in 487 pagine di rinvio a giudizio.
Processo che solo dopo sette mesi e un giorno, il primo marzo 2022, è entrato realmente nel vivo, lasciando prima ampio margine alle istanze preliminari che hanno tenuto banco per tutte le prime otto udienze per volontà dello stesso Tribunale vaticano che ha lasciato tempo a schermaglie procedurali, repliche, eccezioni di nullità. Processo in cui, proprio per questo "spazio e ascolto" concesso a tutti, sembrano trovare riscontro, sottolinea Vatican News, le parole incise nell'articolo 10 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo di cui ricorre il 75esimo anniversario: "Ogni individuo ha diritto in posizione di piena uguaglianza a una equa e pubblica udienza davanti ad un Tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonchè della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta".
Pignatone, tempi di dibattimento non scontati, grazie a chi ci ha permesso di celebrarlo
"Questo processo giunge oggi a conclusione a un anno e mezzo dal concreto inizio del dibattimento, tenuto conto di due sospensioni feriali e delle difficoltà legate alla pandemia da Covid-19: non mi sembra un risultato marginale ne' scontato". Così il presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Pignatone concludendo il suo saluto, nella 86esima e ultima udienza del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, che ruota intorno alla compravendita di un palazzo di lusso a Londra. Il Tribunale si è ritirato in camera di consiglio. La lettura della sentenza è prevista alle 15:45.
Prima di dichiarare chiusa l'istruttoria dibattimentale, Pignatone ha espresso, anche a nome dei colleghi, "gratitudine a quanti hanno reso possibile la celebrazione di questo processo, certamente inusuale, per complessità quantitativa e qualitativa, per lo Stato della Città del Vaticano".
Pignatone ha voluto ringraziare i presidenti del Governatorato, il cardinale Bertello prima e il cardinale Vergez poi, "nonchè alla direttrice dei Musei e ai loro collaboratori che hanno tempestivamente allestito, in periodi di emergenza Covid, quest'aula che ha consentito a tutti noi, credo, di svolgere il nostro lavoro nelle migliori condizioni possibili".
I ringraziamenti sono stati estesi anche al personale di Cancelleria "che - ha detto - ci hanno assistito in tutte queste udienze, 86, spesso fino a tarda sera", e quello della Gendarmeria "che ne ha garantito il regolare svolgimento". "Grazie ai giornalisti e agli operatori dell'informazione, che - nelle legittime diversità di posizioni - hanno puntualmente dato conto all'opinione pubblica di quanto avveniva in udienza", ha proseguito.
Pignatone ha poi aggiunto: "Non posso fare a meno, in questa occasione, di ricordare il professor Gian Piero Milano, il quale per ragioni di salute ha potuto partecipare solo alla prima udienza, quella del 27 luglio 2021, di un processo che aveva contribuito a istruire fin dall'inizio. Ho avuto l'onore e il privilegio negli anni precedenti di conoscere e diventare amico del professor Milano e di apprezzarne la raffinata conoscenza del diritto canonico e di quello Vaticano e, prima ancora, la sapienza giuridica e umana".
"Last but not least, voglio ringraziare tutti voi, Promotori di giustizia, difensori delle parti civili e degli imputati, per l'impegno, lo studio, la passione e la professionalità con cui avete svolto - ovviamente da posizioni e con prospettive diverse - il vostro compito dando un eccezionale contributo all'attività che il collegio ha svolto e che deve ancora svolgere".
"Come molti di voi hanno rilevato, il dibattimento ha fatto emergere non pochi nuovi elementi di valutazione, non importa qui se a conferma o smentita dell'impostazione iniziale dell'accusa", ha aggiunto Pignatone. "Se così è, e il Collegio ne è convinto - ha osservato ancora il presidente -, risulta confermato che il contraddittorio tra le parti è il metodo migliore per raggiungere la verità processuale e, mi permetto di aggiungere, per cercare di avvicinarsi alla verità senza aggettivi".
Per questo "il collegio ha sempre cercato, nei limiti consentiti all'interprete dal quadro normativo vigente, di adottare interpretazioni e prassi operative che garantissero l'effettività del contraddittorio, assicurando il più ampio spazio alle parti, e in specie alle difese". In tal senso, "abbiamo registrato con piacere il riconoscimento da parte di molti difensori della sensibilità e dell'impegno del Tribunale su questa questione cruciale".