AGI - Quartiere del Corvetto, Milano, casa popolare di via Pismonte. Qui in sei anni una famiglia - madre e due fratelli - ha presentato una trentina di denunce contro dieci condomini innescando una macchina giudiziaria che macina inchieste e udienze. Al momento quasi tutti i procedimenti arrivati al capolinea davanti a un giudice, cioè circa una decina, sono stati chiusi con archiviazioni, assoluzioni o richieste di ammonimento respinte. C’è solo un processo in corso davanti al tribunale di Milano.
“Mi sento un perseguitato: sono scappato da via Pismonte, sono sommerso dalle spese legali, perdo le mie giornate di lavoro per andare in Questura a ritirare le notifiche, l’ultima pochi giorni fa, e vengo massacrato da queste persone sui social ” dice all’AGI Tommaso Goetz, uno degli inquilini finiti nel mirino. L’avvocato Elena Scarabelli, che ha assistito sei condomini tra cui Goetz e la cui agenda brulica di impegni legati al palazzo bollente, sta preparando una denuncia per stalking giudiziario e diffamazione verso i denunciatori seriali. “Senza contare – spiega la legale – tutte le volte che le forze dell’ordine sono stata chiamate dai denuncianti per fatti che poi si sono rivelati privi di rilevanza”.
Il contenuto delle querele attinge a un vasto campionario di ‘classici’ condominiali. Scrive il pm Giovanni Tarzia che uno dei fratelli “riferisce in merito allo stato di terrore in cui versava a ogni incontro col pitbull dell’indagato privo di museruola ma in nessuna occasione veniva mai aggredito dal citato animale anche in forza della presenza costante di Tommaso Goetz. Inoltre, la persona offesa non faceva alcun cenno a quali abitudini di vita abbia dovuto cambiare”, circostanza quest’ultima che andrebbe esplicitata in presenza di un’ipotesi di reato di ‘atti persecutori’.
Nella denuncia i due condomini propietari dell'animale sono definiti “nemmeno all’altezza del loro cane perché lo lasciano senza guinzaglio in strada e a volte lo prendono anche a calci”. In un’altra occasione, l’intera famiglia ha denunciato due inquilini per il danneggiamento della loro cassetta postale, atto di cui si sarebbero mostrati “compiaciuti”. Un blitz che sarebbe avvenuto in piena notte mentre lui era a buttare la spazzatura e avrebbe udito le risate sardoniche dei danneggiatori. Per il giudice però su tutto ciò “non ci sono prove”.
Il flusso di denunce rallenta nel 2020 per le restrizioni dovute al Covid anche se c’è spazio per l’accusa, messa a verbale, contro un condomino presunto reo di avere “sputato in faccia in costanza di contagi”. Viene archiviata la corposa denuncia presentata il 26 ottobre 2022 nella quale si parla di “vita sconvolta dopo 42 anni di tranquillità”. “Siamo costretti ad avvisarci gli uni con gli altri se i nostri persecutori sono nei paraggi, osserviamo dalla finestra il rientro di uno o più di noi pronti a correre in aiuto nell’eventualità di aggressioni. Abbiamo iniziato a usare le scale per evitarli e perché loro si mettono davanti agli ascensori impedendoci di utilizzarlo. La nostra esistenza è un incubo di cui non intravvediamo la fine”.
Il giudice li stronca: “Dall’esame critico e unitario del materiale probatorio non emergono risultanze in grado di formulare un giudizio in ordine alla credibilità delle persone offese”. Del resto, osserva il magistrato, la prova che non abbiano “paura per la loro incolumità deriva dal fatto che le persone offese si sono appostate ‘ad hoc’ nei pressi degli indagati per intercettarli e riprenderli col cellulare”. Un'attività 'investigativa' che sarebbe incompatibile per chi si presenta come vittima di stalking.